Smart counseling nella pandemia: un percorso di orientamento rivolto a persone con disabilità visiva.

Rita Zarbo1, Paola Magnano1, Andrea Zammitti2

1Università di Enna Kore

2Università di Catania

A causa della rapida diffusione della Pandemia da Covid-19, le routine quotidiane sul piano sociale, del lavoro e dello studio hanno dovuto far fronte alle sfide dettate dal lockdown, trasformandosi repentinamente in attività online; anche gli interventi di orientamento hanno richiesto una trasposizione rapida delle consuete prassi operative ‘in presenza’ in servizi di counseling online. Se, da un lato, questo ha richiesto ad orientatori/orientatrici e utenti di rimettere in discussione le proprie capacità tecnologiche e di adattamento, dall’altro ha permesso di creare soluzioni alternative per chi si trovava, per motivi differenti, già prima della pandemia, nell’impossibilità di raggiungere fisicamente i luoghi di lavoro o di formazione (Magnano, Zammitti & Zarbo, 2021), ad esempio, chi, a causa di condizioni di vulnerabilità fisica o sociale, ha limitazioni negli spostamenti e nell’accesso al mondo del lavoro. Tra questi, le persone con disabilità rappresentano una delle categorie fortemente a rischio di esclusione lavorativa e sociale (Eurofound, 2018).

Il percorso di orientamento che presentiamo (inizialmente previsto in presenza) era inserito all’interno di un più ampio impianto progettuale promosso dall’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti e dalla Regione Sicilia e teso all’inclusione per la valorizzazione del capitale umano e del territorio. L’impianto progettuale prevedeva 4 fasi: 1) orientamento; 2) formazione d’aula; 3) tirocinio; 4) accompagnamento al lavoro. 

Riportiamo qui il percorso di orientamento, corrispondente alla fase 1 del progetto, realizzato con un giovane di 23 anni con disabilità visiva; la consulenza ha avuto una durata complessiva di 35 ore per un totale di 11 incontri e si è svolta nel periodo giugno/luglio 2020, on line in modalità sincrona, avvalendosi prevalentemente di metodologie qualitative centrate sulla narrazione. Le metodologie narrative consentono di fare emergere la dimensione evolutiva e costruttiva della persona in relazione ai propri contesti e ai propri vissuti e si sono mostrate particolarmente efficaci nell’ambito del career counseling rivolto a persone con vulnerabilità sociale e con esperienze pregresse spesso connotate da barriere all’ingresso nel mondo del lavoro, oltreché da pregiudizi e stereotipi (Nota & Soresi, 2015; Ferrari, Sgaramella & Soresi, 2015; McMahon & Watson, 2015; Magnano et al., 2021); esse infatti consentono di adattarsi ai reali bisogni dell’utente e di lavorare sulla ricostruzione e co-costruzione, insieme al/la counselor, della storia di vita e di carriera. Il percorso può essere sinteticamente suddiviso in tre momenti principali:

  • esplorazione delle risorse personali e delle esperienze pregresse. Questa fase, oltre ad una prima ricostruzione di tutte le esperienze lavorative pregresse dell’utente, ha permesso di lavorare soprattutto sul senso di autoefficacia e sulle risorse personali positive, promuovendo la consapevolezza dei punti di forza posseduti e delle possibili aeree di miglioramento;  
  • significato e risignificazione del proprio sviluppo di carriera. In questa fase, si è proceduto, per step progressivi attraverso la narrazione, a rintracciare gli snodi principali ed i possibili punti di contatto dell’esperienza passata. Si è, inoltre, promossa la riflessione sul significato della storia di vita e di carriera dell’utente e sulle influenze contestuali e sociali ad essa connesse in prospettiva temporale; 
  • implementazione delle strategie necessarie al raggiungimento dei propri obiettivi. Questa fase, seguita dalla stesura di un curriculum vitae, ha riguardato, a partire dalle riflessioni e dalle esigenze emerse nei precedenti step, la realizzazione di un vero e proprio piano d’azione, che avrebbe accompagnato e supportato l’utente nel focalizzarsi, di volta in volta, sulla scorta delle consapevolezze e delle competenze trasversali utili alla decisionalità acquisite, sui microbiettivi del processo di sviluppo di carriera tesi alla realizzazione di scopi lavorativi e di vita futuri.

L’esperienza di smart-counseling qui sinteticamente riportata rappresenta un esempio di come questa modalità di conduzione dell’intervento di career counseling possa risultare inclusivo se vi è possibilità di accesso alla tecnologia, se è adeguata la formazione dei career counsellor e se i percorsi sono ‘tailor-made’ e non standardizzati (Magnano, Zammitti & Zarbo, 2021). 

La tecnologia e l’on-line nel career counseling possono, infatti, rivelarsi un binomio potente nel facilitare l’accesso a tali servizi e nel superare alcune difficoltà strettamente legate alla condizione di disabilità ed al contesto ambientale circostante. Nel caso specifico, il ragazzo, a causa della sua disabilità, non può conseguire una patente di guida; egli, inoltre, risiede in un paesino dell’entroterra siciliano carente di servizi per il trasporto pubblico, e nel caso di un intervento in presenza, ciò avrebbe comportato grosse difficoltà e maggior dispendio di tempo, denaro ed energie, nel raggiungere il luogo fisico.

Allo stesso tempo, la necessità di dover fare i conti con le proprie competenze tecnologiche, agganciata, durante il percorso di orientamento, ad una lettura positiva delle potenziali aree di miglioramento e alla promozione di una visione del proprio sviluppo di carriera in una prospettiva temporale orientata alle scelte future, ha permesso di stimolare nell’utente un atteggiamento proattivo e la consapevolezza di poter essere attore agentico nella realizzazione di azioni volte all’acquisizione o al potenziamento di capacità (tra cui proprio quelle tecnologiche) che gli saranno utili anche in futuro.

L’attività a distanza ha, inoltre, permesso al consulente di avere diversi contatti ‘virtuali’ con altre persone significative nella storia del ragazzo, tra cui la sua attuale fidanzata (che spesso si trovava nello stesso luogo da cui l’utente partecipava agli incontri). Le pause durante gli incontri, in particolare, diventavano un momento di condivisione tra il consulente, l’utente e la sua fidanzata, la quale rappresenta un nodo fondamentale nella rete di sostegno del giovane.

Infine, è stato possibile documentare accuratamente, attraverso audio e video registrazioni, l’intero percorso di orientamento e rendere disponibile e più facilmente accessibile quanto emerso nei diversi incontri, non soltanto al consulente ma anche all’utente.

Bibliografia

Eurofound (2018). Quality of life. Social and employment situation of people with disabilities. Publications Office of the European Union: Luxembourg.

Ferrari, L., Sgaramella, T. M. & Soresi, S. (2015). Bridging disability and work: Contribution and challenges of life design. In L. Nota & J. Rossier (Eds.), Handbook of life design: From practice to theory and from theory to practice, Hogrefe Publishing Group, pp. 219–232

Magnano, P., Zammitti, A., Zarbo, R. (2021). Rete e tecnologia per le pratiche di orientamento: inclusione o esclusione? NEWSLETTER SIO n. 1, https://www.sio-online.it/

Magnano, P., Zarbo, R., Zammitti, A., Sgaramella, M.T. (2021). Approaches and strategies for understanding the career development needs of migrants and refugees: the potential of a systems-based narrative approach. International Journal for Educational and Vocational Guidance.

McMahon, M. & Watson, M. (Eds.) (2015). Career assessment: Qualitative approaches. Springer.

Nota, L. & Soresi, S. (a cura di), (2015). Il counseling del futuro. Collana di studi Ricerche e applicazioni, Cleup, Padova