In materia di orientamento, ha ancora senso formulare consigli e proporre profili? – Parte seconda

Salvatore Soresi, Università di Padova

Introduzione

Nel n.1/2018 della nostra Newsletter mi ero chiesto se, a proposito dell’orientamento, avesse ancora senso formulare consigli e proporre profili concludendo che era necessario ripensare decisamente ai modelli e alle pratiche dell’orientamento dato che quelle usuali, che si basano essenzialmente sull’accertamento della corrispondenza tra le caratteristiche delle persone e le aspettative e ‘necessità’ dei contesti formativi e lavorativi ‘interessati’ (che si propongono, cioè, di ‘incassare interessi’ e vantaggi dalla scelte delle ‘persone giuste’), non sembrano più grado di aiutare le une e gli altri ad affrontare con fiducia le sfide che anche il futuro prossimo sembra porre loro.
In quel numero della nostra Newsletter, inoltre, dopo aver ammesso che non rientrava tra le possibilità degli orientatori e dei consulenti della progettazione professionale ‘aumentare i posti di lavoro e, soprattutto, i ‘buoni posti di lavoro’, mi chiedevo quale spazio di ricerca e di intervento potesse essere ancora riservato a quelle discipline scientifiche alle quali continuiamo ad ispirarci e a quelle pratiche che suggeriamo di porre in essere. Si tratta di un interrogativo certamente impegnativo, ma inevitabile a mio avviso, che dovrebbero porsi tutti coloro (ricercatori, professionisti, istituzioni e servizi) che sono consapevoli del fatto che sono in atto evoluzioni che modificheranno anche radicalmente, sin dai prossimi decenni, la formazione, il lavoro, l’economia, la qualità degli ambienti, della vita e delle relazioni. Dopo aver considerato alcuni recenti contributi scientifici in materia, avevo anche valutato come irrilevanti, se non proprio nocive, tutte quelle pratiche che continuano a proporre valutazioni, ‘profili’ e ‘bilanci’ di specifiche persone o di loro raggruppamenti.
Ripensando a tutto questo, ai matching e ai profiling che in nome dell’occupabilità delle persone e della produttività dei sistemi formativi vengono sempre più frequentemente utilizzati e diffusi, alcuni sollevano anche numerose perplessità anche di tipo etico e deontologico dal momento che solo rarissimamente, se non proprio mai, vengono considerate e pubblicizzate in modo trasparente, circoscritto ed altrettanto preciso e puntuale, profili, valutazioni e ‘bilanci’ a proposito della ‘vivibilità’ e delle capacità inclusive di questo o quello specifico contesto formativo e lavorativo. Si tende, in altre parole, a stabilire (a ‘rendere stabile…saldo fermo… durevole…’ secondo il vocabolario Treccani!) in che misura quel/ quella candidato/a, ha i requisiti di accesso a questa o quella offerta formativa o lavorativa, ma non in che misura e quanto quei contesti formativi e lavorativi (il corpo docente e le classi della Sezione A o B o C, questo o quel ‘posto’ specifico di lavoro, ad es.) sono effettivamente in grado di ‘stabilire’, in favore di questo/a o quel/quella candidato/a, insegnamenti significativi per un suo futuro di qualità o condizioni lavorative dignitose e sufficientemente soddisfacenti.
Nelle righe che seguono, come promesso alla fine del contributo a cui ho fatto riferimento, presenterò alcune ipotesi ed alcuni esempi di azioni che si ispirano ad una nuova e diversa concezione dell’orientamento e del supporto alla progettazione professionale invitando sin d’ora gli interessati alla loro utilizzazione e sperimentazione a contattare liberamente l’autore di questo scritto (salvatore.soresi@unipd.it).

Nuove ipotesi e nuovi strumenti per prendersi cura del futuro in modo consapevole e socialmente rilevante

A scuola e nelle pratiche di orientamento, purtroppo, si parla poco di futuro e, ancor meno di sviluppo sostenibile e del contributo che tutti, anche con il proprio impegno professionale, possono e dovrebbero fornire. Anche secondo quanto è stato riferito a Roma da Laura Nota e da Maria Cristina Ginevra nel corso dei lavori del nostro XVIII Congresso Nazionale sono pochi i giovani che sarebbero a conoscenza di quanto sia effettivamente minacciato il futuro del nostro pianeta e quali obiettivi, secondo l’ONU, sarebbe necessario raggiungere quanto prima per promuovere uno sviluppo equo e sostenibile per tutti. In effetti meno del 10% degli studenti che stanno completando la frequenza della scuola secondaria di secondo grado dichiara di essere a conoscenza degli allarmi lanciati dall’ONU o da altre agenzie internazionali e, tra questi, solo il 35% ritiene che alcuni degli obiettivi individuati per l’Agenda 2030 possano riguardare in modo significativo la qualità della vita futura propria e quella dei propri cari.
Nelle nostre scuole e nel corso delle usuali attività di orientamento, inoltre, si propongono poche occasioni di riflessione a proposito del significato dell’espressione ‘occuparsi e prepararsi ad affrontare il futuro’ e del contributo che a tutto questo potrebbero e dovrebbero offrire i servizi di orientamento e di progettazione ed inclusione lavorativa. Si tratta, ovviamente, di amare osservazioni che ci portano a chiederci come si possa ancora fare orientamento senza soffermarsi a descrivere e a riflettere a proposito di come le scelte dei percosi formativi e le stesse progettazioni professionali, debbono risultare anche funzionali al fronteggiamento di almeno alcune emergenze, quali, ad esempio, la povertà, la disuguaglianza, la polarizzazione della ricchezza, l’incremento dei movimenti dei popoli, l’esaurirsi delle risorse naturali, l’impatto della tecnologia sul lavoro e sulla qualità della vita, la presenza di condizioni lavorative sempre più precarie e poco dignitose e così via.
A scuola, purtroppo, si fa poco anche per sviluppare le competenze necessarie ad affrontare l’incertezza nei confronti del futuro: a pensar questo sembrano essere anche gli insegnanti: intervistando al riguardo un gruppo piuttosto numeroso di docenti del Veneto, il Larios ha constato che molti di essi (oltre il 45%), pur essendo interessati all’orientamento e all’inclusione, dichiarano di non occuparsi a sufficienza di futuro e di dedicare troppo poco tempo alle abilità di problem solving, all’autoefficacia, alla capacità argomentativa, alle questioni dell’innovazione, della solidarietà, alle abilità sociali e comunicative, ammettendo di fatto, non ‘preparare’ adeguatamente i propri studenti a fronteggiare il futuro.
Per quanto sopra, e per le finalità anche preventive che vengono generalmente riconosciute all’orientamento e ai supporti alla progettazione e all’inclusione professionale, chi si occupa di futuro, servizi e professionisti che siano, dovrebbero, innanzitutto, dichiarare i propri convincimenti, gli obiettivi, le strategie, gli strumenti e gli interventi che si propongono di perseguire e porre in essere. Si tratta, in altri termini, anche al fine di favorire condivisioni e partecipazioni consapevoli, di manifestare in modo chiaro e trasparente, sia i propri ancoraggi teorici, valoriali e tecnico-metodologici, sia ciò che ci si intende ‘fare-con…’ (studenti, genitori, insegnanti, persone interessate alla progettazione e all’inclusione lavorativa e professionale, ecc.).
Nel corso di queste ‘manifestazioni’ sarebbe opportuno affermare la disponibilità dei professionisti e dei servizi a redigere un vero e proprio ‘contratto di orientamento’ con il quale ci si impegna a considerare con attenzione e scrupolosità le aspettative e le necessità dei singoli destinatari dei loro interventi, a patto, ovviamente, che anche questi ultimi si attivino in termini di collaborazione e partecipazione attiva.
Ad esempio, nel concludere un laboratorio introduttivo di presentazione di un progetto di orientamento, potrebbe essere opportuno organizzare una discussione di gruppo al fine di stimolare la riflessività dei partecipanti a proposito del ‘valore’ da riconoscere all’orientamento e come anche essi potrebbero concorrere a delineare e caratterizzare l’esperienza che si sta avviando.
Al fine di stimolare la discussione e la manifestazione delle aspettative di tutte le persone coinvolte potrebbe risultare utile ricorrere a stimoli simili a quelli qui di seguito riprodotti che potrebbero essere presentati, con i dovuti adattamenti, anche sotto forma di questionario anonimo, o di scala di autovalutazione.

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A) Sono state presentate diverse definizioni di orientamento ed indicate anche alcune attività che potrebbero essere svolte nel corso del nostro laboratorio.
– Di tutto questo cosa ti sembra particolarmente importante?
– Di tutto questo cosa ti piace di più?
B) Il laboratorio di orientamento a cui ti sei iscritto a cosa dovrebbe servirti? Cosa ti aspetti di ottenere?
C) Ai partecipanti ad un precedente laboratorio di orientamento, alla fine dell’esperienza condotta, è stato chiesto di scrivere qualcosa a proposito di quando l’orientamento potrebbe essere considerato effettivamente utile.

Qui sotto sono riportate i pareri e le ragioni che alcune studentesse ed alcuni studenti hanno espresso prima di decidere se partecipare o meno al laboratorio. Leggile una alla volta e indica se e quanto anche per te l’orientamento dovrebbe occuparsi di queste cose:

Parteciperò volentieri al Laboratorio di orientamento solo se:

• Mi farà riflettere a proposito di ciò che potrà accaderci a breve, medio e lungo termine (attorno al 2020, attorno al 2025, al 2030).
• Mi saranno indicati lavori interessanti e soddisfacenti per me.
• Sarò effettivamente aiutato a scegliere i lavori socialmente più utili.
• Mi sarà suggerito come diventare qualcuno.
• Potrò riflettere a proposito di cosa cambiare in me e in chi mi sta vicino.
• Mi saranno indicati i lavori che più di altri potrebbero contribuire a realizzare uno sviluppo equo e sostenibile.
• Mi sarà suggerito su quali mie caratteristiche puntare per i miei obiettivi formativi e lavorativi.
• Mi sarà suggerito quali possibilità formative e/o lavorative ‘esplorare bene’ per non lasciarmi ingannare dalle loro presentazioni o dalla prima impressione.
• Mi aiuterà a scoprire quando un’offerta di lavoro può essere considerata ‘legale’, ‘onesta’ e ‘dignitosa’.
• Mi sarà suggerito cosa dire o non dire in un colloquio di lavoro o nel corso di un’attività di selezione.
• …
• …
• Mi saranno indicati i lavori che, in futuro, godranno di maggior prestigio.

Nel corso di una sessione introduttiva di presentazione di un progetto di orientamento l’analisi delle reazioni dei partecipanti a stimoli simili a quelli più sopra riportati può essere condotta in modo diverso a seconda delle caratteristiche del programma che si intende realizzare, delle sedi coinvolte, delle specificità dei destinatari e, perché no, delle ‘preferenze’ degli stessi operatori di orientamento.
Le iniziative da intraprendere per valorizzare le aspettative e i pensieri stimolati potrebbero essere diverse… eccone alcuni esempi:
1. Una modalità particolarmente stimolante è la riflessività e, nel rispetto della privacy che al Larios raccomandiamo spesso, consiste nel ‘ridistribuire’ casualmente i pensierini di cui sopra ai diversi partecipanti facendo in modo che ognuno di essi abbia la possibilità di leggere a voce alta ciò che, a proposito dell’orientamento e delle aspettative nutrite, ha espresso un proprio compagno o una propria compagna. Qui la consegna consiste essenzialmente nel suggerire di evitare giudizi e dichiarazioni di accordo o disaccordo, ma di provare a ‘mettersi’ nei panni dell’autore/autrice cercando di sostenerne il punto di vista. Spetta al responsabile del laboratorio ricordare di tanto in tanto ‘le regole’ dell’attività in corso (‘Non siamo qui per giudicare, valutare’… ‘Se ha scritto così avrà avuto sicuramente dei buoni motivi… quali potrebbero essere?’… ‘Lui o lei cosa si attende dall’orientamento?’ … ‘Noi cosa potremmo fare per lei o per lui nel corso dei nostri incontri futuri?’ … ‘Di ciò che hai letto c’è qualcosa a cui non avevi pensato e che potresti decidere di considerare anche tu?’).

2. Dopo aver fatto leggere a voce alta ‘il testo’ di un proprio compagno o di una propria compagna (sempre in forma anonima) si può chiedere di associare un proverbio o una massima, il titolo di un libro o di un film a quanto letto motivandone la scelta.

3. Le reazioni dei partecipanti agli stimoli di cui sopra possono essere utilizzate anche per formare sottogruppi di approfondimento ai quali potranno partecipare le persone che condividono o meno l’opportunità di aderire ad una specifica visione dell’orientamento. Particolarmente utile, al riguardo, potrebbe risultare l’individuazione di ‘posizioni’ a prima vista antitetiche (seguire o no i consigli di orientamento; dare più importanza agli interessi o alle attitudini; farsi valutare o auto valutarsi, seguire i propri punti di forza o lasciarsi guidare dai propri punti di debolezza; seguire o meno le previsioni del mercato del lavoro; ecc.) e dopo aver introdotto i principi e le tecniche dell’argomentazione (vds al riguardo l’esperienza ‘Palestra di Botta e Risposta’ promossa a Padova dal prof. Cattani – www. bottaerisposta.fisppa.unipd.it) far ricercare e presentare ‘dati’, ‘ragioni’ e ‘vantaggi’ a favore dell’una o dell’altra posizione. Questi dibattiti, generalmente, incrementano il ‘pensiero critico’, la capacità di assumere il punto di vista altrui, quella di sostenere in modo assertivo i propri convincimenti, ma anche la capacità di ascolto, la riflessività e la consapevolezza dei partecipanti e, tutto questo, sia rafforzando i convincimenti preesistenti che mediazioni e posizioni nuove ed impreviste.

4. Un altro modo per ‘sfruttare al meglio’ le reazioni agli stimoli di cui sopra riguarda il tema della valutazione dell’efficacia dei programmi di orientamento. Va da sé che questa non può ridursi alla semplicistica raccolta dei livelli di gradimento dei partecipanti o essere condotta ricorrendo unicamente a procedure qualitative o quantitative. La valutazione a cui generalmente si pensa deve possedere adeguati requisiti di validità e di attendibilità ed essere effettivamente in grado di ‘dar valore’ all’orientamento, ai benefici che è riuscito a far registrare alle persone che si sono rivolte ad esso e, anche, ai livelli di soddisfazione professionale sperimentati da coloro che lo hanno proposto e animato. Qui, e per le finalità essenzialmente divulgative di questo scritto, si propone di presentare alle persone che hanno aderito ai moduli di orientamento e che hanno indicato le proprie aspettative al riguardo (studenti, giovani, insegnanti, genitori, attori dell’alternanza scuola-lavoro) richieste simili a quelle riportate nel riquadro sottostante.

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A proposito dell’orientamento avevi considerato particolarmente importante … (trascrivere o far inserire quanto indicato in sede di presentazione del progetto allo stimolo A). Dopo aver partecipato a questo progetto di orientamento pensi ancora che sia importante quanto avevi allora dichiarato? A quanto sopra, a tuo avviso, è stata data la giusta attenzione? Perché pensi così?…
• Hai anche affermato che il laboratorio di orientamento doveva servirti per … (trascrivere o far inserire quanto indicato in sede di presentazione del progetto allo stimolo B) … il laboratorio di orientamento che hai frequentato ti è effettivamente servito per questo? Perché pensi così?
• Avevi anche dichiarato che ti saresti iscritto volentieri al Laboratorio di orientamento:
– Per riflettere a proposito … (trascrivere o far inserire quanto indicato). Il laboratorio di orientamento a cui hai partecipato è riuscito a far questo? Perché pensi così?
– Per ricevere indicazioni a proposito di… Il laboratorio di orientamento a cui hai partecipato è riuscito a far questo? Perché pensi così?
– Per ricevere suggerimenti a proposito di… Il laboratorio di orientamento a cui hai partecipato è riuscito a far questo? Perché pensi così?
– Per essere aiutato a … Il laboratorio di orientamento a cui hai partecipato è riuscito a far questo? Perché pensi così?

5. La modalità di utilizzazione dei pensieri dei partecipanti maggiormente in sintonia con la visione dell’orientamento presentata nella prima parte di questo contributo è quella che conduce alla stipula di una sorta di ‘contratto di orientamento’ contenete, in modo personalizzato le aspettative e gli impegni che ogni contraente (orientatore, insegnante, operatore, servizio, scuola, impresa/cliente, studente, lavoratore in mobilità, ecc) nutre e intende onorare decidendo di aderire al progetto in questione. Nel proporlo, e per accertarsi che l’eventuale sottoscrizione sia compiuta in modo consapevole, può essere innanzitutto opportuno precisare il significato della parola ‘contratto’ e la natura degli impegni che vengono dichiarati quando si tratta, nello specifico, di un contratto di orientamento.
A questo riguardo, rivolgendosi agli studenti, ma non solo ad essi ovviamente, va chiarito che un contratto, generalmente, si riferisce ad un accordo tra due o più persone finalizzato a ‘costituire, regolare o estinguere fra loro un rapporto…’. Un contratto richiede pertanto una condivisione, un consenso a proposito di un contenuto (un progetto di orientamento, nel nostro caso). Come al riguardo precisa lo stesso Codice Civile, all’art. 1325, un contratto è il risultato di un incontro di volontà diverse interessate a ridurre preventivamente le probabilità di conflitto che soggiace ad ogni negoziazione, predisponendo delle regole che i contraenti si impegnano a rispettare. Esistono diverse classificazioni e tipologie dei contratti e non sarebbe male se, nel corso di un programma di orientamento, si facesse riferimento almeno ad alcuni di essi, differenziando, ad esempio, i contratti individuali, da quelli collettivi, quelli di cui ci si occupa il diritto commerciale e quelli che regolano il lavoro e l’apprendistato, che, oltre a ‘convenire’ a proposito dei o del trattamento economico, descrivono le condizioni di lavoro alle quali si impegnano a conformarsi sia i datori di lavoro che i singoli lavoratori. Anche nell’ambito dell’orientamento si può parlare di contratti riferendoci a quanto e come l’erogatore di un servizio terrà conto delle necessità e dei desiderata del/dei destinatari della prestazione e il tipo di collaborazione ed impegno che si attende da esso/i per massimizzare le probabilità di successo di quanto si dichiara disponibile a realizzare. Questi ‘contratti di orientamento’, oltre a precisare e delimitare il contenuto della prestazione, dovrebbe ricordare anche i ‘principi deontologici’ ai quali ci si ispira. Utili, al riguardo, alcuni riferimenti che possono essere rintracciati nel codice deontologico dell’ IAEVG (International Association for Educational and Vocational Guidance) o, per quanto concerne il contesto italiano in quello della SIO (Società Italiana per l’Orientamento; www.sio-online.it) che, oltre ad una definizione dell’orientamento alla quale i soci dichiarano di ispirarsi, contiene alcune importanti garanzie per gli utenti dell’orientamento che, se rispettate e ‘controllate’, potrebbero far registrare all’azione di orientamento requisiti scientifici e tassi di efficacia decisamente più consistenti di quelli che generalmente si constatano. A questo riguardo si pensi, ad esempio, a quanto affermato all’art. 4 (Nei casi in cui le aspettative e gli interessi dell’utente e del committente non coincidano, il professionista dell’orientamento si impegna a tutelare prioritariamente gli interessi dell’utente’) o all’art. 5 (‘Il professionista dell’orientamento, nel caso in cui il cliente manifesti problematiche non attinenti a quelle dell’orientamento formativo o professionale, evita di occuparsene, inviando eventualmente il cliente ad altre categorie di esperti’) o all’art. 10 (‘Il cliente ha diritto alla riservatezza: nessuna informazione raccolta durante l’attività di orientamento può essere divulgata, senza esplicita autorizzazione da parte del cliente stesso (…) il professionista nel caso di attività svolta presso strutture committenti, è responsabile che all’interno della struttura sia assicurata la privacy dei dati da lui raccolti’) o all’art. 14 (‘Il professionista dell’orientamento fornisce all’individuo, al gruppo, all’istituzione o alla comunità, siano essi utenti o committenti, informazioni adeguate e comprensibili circa le sue prestazioni, gli obiettivi, le modalità adottate, gli strumenti utilizzati e le teorie di riferimento, nonché circa il grado e i limiti giuridici della riservatezza. Ciò in particolare per quanto attiene alla distinzione tra attività di orientamento e attività di valutazione e/o di selezione…’).
Anche i contratti di orientamento dovrebbero contenere in modo esplicito e manifesto’ ciò che, a proposito di uno specifico programma, pensano, si attendono e si impegnano a rispettare e fare sia gli operatori che i diversi utenti/beneficiari.
L’esempio di contratto che è stato qui sotto riprodotto ha coinvolto due operatori di orientamento (soci ordinari della Società Italiana di Orientamento – SIO) e un gruppo di liceali interessati alla scelta di un corso universitario. Quello riprodotto è il contratto che è stato sottoscritto dall’Operatore SV e dalla studentessa AN.

Contratto di orientamento tra SV e AN
Anno scolastico 2017-2018

Il sottoscritto ……… SV …………………… socio della Società Italiana di Orientamento ritiene che l’orientamento debba prima di tutto stimolare a ‘riflettere’, a pensare e ragionare su cosa potrà accadere in futuro ed insegnare ad utilizzare procedure, strategie e strumenti per scegliere percorsi formativi e avviare progettazioni professionali. Per far questo ritengo fondamentale combattere alcuni luoghi comuni ed alcuni stereotipi che ancor oggi troppo frequentemente circolano anche nelle nostre scuole a proposito dello studio e del lavoro e far riflettere a proposito di quanto potrebbe essere vantaggioso allenarsi a difendere alcuni ‘diritti assertivi’ (il diritto di esprimere le proprie idee e i propri desideri, di dire di no e di rifiutare adeguatamente le ingerenze eccessive degli altri, ad esempio).
Dichiaro sin d’ora la mia disponibilità a considerare con attenzione le richieste che a proposito dell’orientamento mi farà … AN …, che quanto mi dirà sarà da me considerato strettamente riservato e che nulla sarà divulgato ad altre persone in assenza di una esplicita e scritta autorizzazione di AN. Nel corso dell’attività attiverò tutte le mie competenze professionali in favore delle aspettative e delle necessità di AN purché siano di orientamento e deontologicamente corrette. In caso di difficoltà dichiaro sin d’ora che cercherò la collaborazione di qualche collega in modo che AN possa effettivamente beneficiare degli aiuti di cui necessita a proposito delle sue scelte e progettazioni professionali.

La sottoscritta … AN … dichiara di essersi iscritta al laboratorio di orientamento condotto da … SV … in quanto è ancora incerta a proposito di quale facoltà scegliere e di quali possibilità lavorative potrà avere se decidesse di seguire il proprio sogno di occuparsi di ecologia e, in particolare, della salute dell’oceano indiano.
Se necessario dichiaro sin d’ora che sono disposta ad impegnarmi a riflettere sul mio futuro anche nel caso in cui dovessi accorgermi che potrebbero aprirsi per me altre e diverse possibilità.

La stesura di contratti che riportano, da un lato, i convincimenti degli operatori e i loro più importanti obiettivi professionali ai quali non intendono rinunciare e, dall’altro, le aspettative e le necessità avvertite da coloro che si aspettano dei vantaggi dalla partecipazione ad un’iniziativa di orientamento, sanciscono di fatto quel fondamentale requisito che dovrebbe possedere qualsiasi attività di orientamento e di counseling e, cioè, quello della massima personalizzazione possibile.
A questo riguardo dovrebbe essere sufficiente ricordare che sia i professionisti di orientamento, gli insegnanti referenti di orientamento, gli operatori dei servizio di supporto alla ricerca attiva di un lavoro, come d’altra parte, tutti i beneficiari dei loro interventi, sono tra loro diversi e portatori sia di una gamma composita di necessità, bisogni ed aspirazioni che l’orientamento dovrebbero ‘onorare’, sia di diversi contenuti, convincimenti e valori che essi associano al tema della scelta e della progettazione professionale.
Nei contratti di orientamento, ma anche nel corso delle attività che in seguito vengono realizzate è importante far frequenti riferimenti alla personalizzazione, al riconoscimento delle ‘unicità’ delle persone, al loro diritto di beneficiare di aiuti adatti al ridimensionamento dei loro problemi, per far fruttare, sviluppare incrementare le loro possibilità e potenzialità, per riuscire a fronteggiare le criticità che il futuro sembra presentare loro e quelle situazioni, spesso impreviste ed inconsuete, che ognuno si trova a vivere quando è a contatto di realtà e sistemi complessi che richiedono la condivisione di modelli culturali, il rispetto di regole, l’attenzione nei confronti di attese e peculiarità, il rispetto di vincoli e l’accettazione di svariati ‘rituali’ che medierebbero anche buona parte delle probabilità di integrazione caratterizzanti i contesti formativi, lavorativi e sociali. La necessità della personalizzazione ricorda con insistenza la necessità di riconoscere la singolare originalità ed unicità delle persone (operatori ed utente che siano) anche in vista di quelle ipotesi di cambiamento, di capacitazione e possibilitazione associabili sia ai propri progetti di vita sia al contributo che ognuno potrebbe e dovrebbe offrire al perseguimento di quegli obiettivi che l’agenda 2030 dell’ONU associa alle sfide che il futuro propone a tutti coloro che sono motivati a viverlo in modo attivo e consapevole. Il desiderio e la volontà di prendersi cura del futuro ricercando la personalizzazione e l’inclusione rappresentano un interessante tentativo, utopistico forse, di ribellarsi alla tradizionale tendenza di ricerca di compromessi adattativi, di logiche semplicisticamente deduttive derivanti da analisi e valutazioni lineari tra ciò che potrebbe essere facilmente previsto e i futuri desiderati ed auspicabili (come i 17 obiettivi dell’ONU, ad es.), enfatizzato la ricerca, condizioni ed ipotesi di incremento delle possibilità di soddisfazione e realizzazione, di modalità personali, originali e persino impreviste e sorprendenti che portino tutti a scegliere e ad impegnarsi per un futuro di qualità per tutti.
Per quanto sopra i programmi di orientamento dovrebbero prendere le mosse dall’ascolto delle storie personali dei diversi protagonisti ed ‘adattarsi ad esse’ cercando tuttavia di ridimensionare l’usuale tendenza a far dipendere la qualità del futuro dal valore che viene attribuito al passato e al presente delle persone e dei contesti considerati, alle loro storie intessute di apprendimenti ed esperienze già accadute, già avvenute e che potrebbero condurre a facili e prevedibili ‘conclusioni’ di storie personali e sviluppi ‘. Porre al centro dell’orientamento le storie e le narrazioni delle persone non significa pertanto rinforzare la tendenza ad ancorarsi al passato o lasciandosi assoggettare dalla tirannia del presente, dai vincoli all’hic et nunc, ma proporre visioni che aiutino le persona a seguire un proprio ‘oriente’, un percorso ritenuto luminoso e soddisfacente per sé lasciando ai selezionatori, ai cacciatori di teste, a coloro che sono interessati all’eccellenza e alla competizione, il compito di indicare le ‘persone giuste’ da ‘impiegare’ in funzione di prodotti che spesso hanno poco a che fare con il ‘bene comune’, il benessere e la soddisfazione personale.
L’orientamento e gli orientatori, in altri termini, dovrebbero avere il coraggio ed utilizzare i propri saperi anche per stimolare a pensare di meno in modo narcisistico a se stessi e ai propri orticelli passati e presenti e un po’ di più e più spesso a ciò che potrà accadere agli altri, alla salvaguardia del nostro pianeta, individuando responsabilità, impegni e, come suggerisce un progetto di orientamento del Larios, quale missione possibile si desidera intraprendere e porre in essere per il proprio futuro. Così facendo l’orientamento si riferirebbe effettivamente ‘ai processi cognitivi e non implicati nelle operazioni di rappresentazione dei possibili scenari futuri, proponendosi, al contempo, di contribuire all’incremento delle competenze necessarie alla promozione di un avvenire e di uno sviluppo sostenibile e di qualità per tutti’.
Tutto questo, per evitare di cadere in una trappola marcatamente individualistica, va inserito in una visione prettamente ecologico-comportamentale che attribuisce particolare rilevanza alle determinanti socioculturali, comunitarie e territoriali di quei ‘processi cognitivi e non’ a cui fa riferimento la definizione di cui sopra. Si tratta di una sottolineatura che ci costringe di fatto a non dimenticare che anche a proposito delle prospettive future di noi tutti, dei nostri comportamenti e delle nostre relazioni, accanto a cause biopsicologiche continueranno ad essere attive anche quelle prettamente sociali, economiche e politiche che, fra l’altro, dovrebbero essere ritenute più facilmente modificabili grazie anche alle nostre scelte e agli impegni che saremo disposti ed in grado di porre in essere.

Moduli per un orientamento al futuro personalizzato e di qualità

Un progetto di orientamento, in ragione delle sue finalità essenzialmente educative e preventive, è opportuno che venga adeguatamente programmato, gestito ed organizzato in modo tale da facilitare il ricorso a metodologie in grado di favorire coinvolgimenti attivi ed apprendimenti significativi. Sebbene queste dipendano in larga misura dalle competenze possedute di fatto da ciascun professionista e dalla ‘storia’ delle istituzioni in cui gli stessi si trovano ad agire, la modalità laboratoriale è quella che viene per lo più riconosciuta come quella maggiormente promettente. Un laboratorio di orientamento generalmente si articola in una serie coerente di moduli dal momento che sono numerosi i contenuti e gli obiettivi che dovrebbero essere considerati e perseguiti. Ognuno di essi modulo va programmato in modo tale da consentire la partecipazione attiva dei destinatori e la personalizzazione degli approfondimenti necessari alla progettazione personale. Come viene affermato nei ‘contratti’ un laboratorio di orientamento non può esimersi dal considerare anche i contenuti che stanno particolarmente a cuore ai responsabili del progetto e dal perseguimento di alcuni obiettivi ritenuti dagli stessi particolarmente rilevanti.
Nel riquadro sottostante sono indicati ‘i titoli’ di alcuni moduli di base (sono stati chiamati così quelli che, in alcuni progetti di orientamento e in alcune proposte di ‘Alternanza scuola – lavoro’, il Larios ha considerato fondamentali e, in ogni caso, ‘irrinunciabili’.

Esempi di moduli di base

1. Il futuro e lo sviluppo sostenibile (Le difficoltà e le paure di oggi, dai problemi agli obiettivi, strategie decisionali efficaci)
2. Come muoversi verso il futuro (cosmopolitismo, saggezza, grinta)
3. Pietre miliari del futuro (Sostenibilità, Solidarietà, Benessere)
4. L’esplorazione (Curiosità mentale, sociale, ambientale)
5. Come non farsi ingannare (Come difendersi dai persuasori occulti, dalle lusinghe dei mercati, dalle fake news)
6. Per continuare ad andare aventi (speranza, coraggio, buoni alleati)
7. Lavorare per la salute e il benessere (servizi e sistemi sanitari, qualità della vita, nuove tecnologie per la salute e il benessere)
8. Lavorare per uno sviluppo sostenibile (per una equa distribuzione della ricchezza, per un commercio equo e solidale, per promuovere imprese sociali
9. Lavorare per una tecnologia a servizio del bene comune e di tutti (nuove tecnologie, intelligenza artificiale, robotica e biotecnologia per l’inclusione e la partecipazione attiva, in favore della prevenzione della conflittualità sociale e del lavoro dignitoso per tutti)
10. Lavorare per la salvaguardia della vita del pianeta (per il risparmio energetico, per la difesa della biodiversità, per il rispetto dell’ambiente)
11. Lavorare in favore della valorizzazione dei beni culturali e delle identità cosmopolite (per promuove cultura e partecipazione sociale)
12. Stare con gli altri in modo soddisfacente ed inclusivo (Presentarsi in modo assertivo, difendersi dalle ingerenze eccessive, promuovere i propri intenti e propositi, ecc.)
13. L’esplorazione del buon lavoro del futuro (il lavoro dignitoso, lavorare per il bene comune, lavorare in sicurezza)

Accanto a questi moduli, anche per favorire approfondimenti e percorsi formativi personalizzati è opportuno prevederne degli altri che potrebbero essere chiamati Moduli fuori rotta e fuori pista. Quelli inseriti nel riquadro sottostante sono solo alcuni esempi.

Moduli fuori rotta e fuori pista.

• Fuori pista per sconfiggere stereotipi professionali e luoghi comuni sul lavoro
• Fuori pista per “dare tempo al tempo” (Riflessioni a proposito di ‘prospettiva temporale)
• Fuori pista verso “un tempo per lo studio” (Approfondimenti sulle tecniche di gestione del tempo e delle strategie di studio)
• Fuori pista verso “un tempo per me e per gli altri” (Riflessioni e propositi a proposito della ‘cura di sé stessi’)
• Fuori pista verso “un tempo per il lavoro” (Riflessioni ed approfondimenti personalizzati a proposito del concetto di lavoro)
• Fuori pista verso “i diritti dei lavoratori”
• Fuori pista verso “i diritti dell’infanzia”
• Fuori pista verso “i diritti degli studenti”
• Fuori pista verso “i diritti degli imprenditori”
• Fuori pista verso “i diritti dei genitori”
• Fuori pista verso “i diritti degli insegnanti”
• Fuori pista verso “la robotica in educazione”
• Fuori pista verso “la robotica nella sanità pubblica”
• Fuori pista verso “la robotica nei lavori nascosti”
• Fuori pista verso “la sociologia del lavoro”
• Fuori pista verso “l’argomentazione”
• Fuori pista verso “la filosofia del lavoro”
• Fuori pista verso “la pedagogia del lavoro”
• Fuori pista verso “negoziazioni e compromessi”
• Fuori pista verso un ‘vocabolario civile’ per l’inclusione

La programmazione e l’animazione dei laboratori di orientamento

Quelli che saranno scelti e realizzati oltre a facilitare l’attivazione di consapevoli processi di scelta e di progettazione professionale dovrebbero rappresentare una serie di stimolanti occasioni di riflessione a proposito del futuro e del contributo che, anche con il lavoro e l’impegno, ognuno potrebbe fornire per far sì che sia il più possibile di qualità per tutti. Da un punto di vista metodologico dovrebbero essere scelte modalità di ‘conduzione’ effettivamente in grado di mobilitare la riflessività e la partecipazione attiva dei partecipanti.
Ogni laboratorio, a titolo esemplificativo, potrebbe essere condotto decidendo e prevedendo:

1. Un’introduzione di presentazione contenente la descrizione dell’articolazione del modulo e un’analisi delle ragioni che ne motivano la realizzazione all’interno di un laboratorio di orientamento. Queste presentazioni possono essere anche sintetizzate in video appositamente predisposti o proposti, oralmente, in presenza, o in modo cartaceo in una sorta di ‘quaderno di lavoro’.

2. La presentazione teorica del costrutto (ad es. la rappresentazione del futuro, la curiosità professionale, le credenze di efficacia nei confronti della formazione e del lavoro, il concetto di lavoro decente, ecc.), di volta in volta privilegiato, argomentandone la rilevanza in funzione della progettazione di un futuro inclusivo di qualità in contesti formativi, lavorativi e sociali. Quella prevista nel modulo che il progetto del Larios Stay hungry, stay foolish, ma anche…, dedica alla ‘Saggezza’, inizia con le seguenti parole:
‘Per poter interpretare correttamente gli scenari che ci si prospettano, per ponderare le scelte e i passi da compiere in modo ‘vigilante’, come diceva Leon Mann (un grande studioso australiano dei processi decisionali associati alla propria progettazione professionale), c’è bisogno di efficaci ed efficienti strumenti di analisi e riflessione. […] Già il presente, d’altra parte, sembra essere pieno di contraddizioni, di interessi e valori spesso contrapposti: il diritto a pensare a sé stessi, ad esempio, può cozzare con il valore della solidarietà e dell’accoglienza, l’attaccamento alla realtà con il valore della creatività e dell’immaginazione […] il diritto a seguire i propri interessi e le proprie passioni potrebbe stridere con le ‘leggi’ del mercato e dell’occupazione […]. Si tratta di ‘contrapposizioni’ che potrebbero provocare dei veri e propri ‘dilemmi etici’, nei quali è difficile scegliere da che parte stare […] per questo sarebbe opportuno evitare di procedere con operazioni frettolose e superficiali di netta frattura e separazione (o è bianco o è nero, con me o contro di me, bene o male… ‘tertium non datur’… non c’è spazio per una terza posizione dicevano i latini!). […] Per questo è necessario riflettere bene, procedere con ponderazione, con saggezza e questo, soprattutto, quando si è interessati ad assumere decisioni importanti o ad analizzare questioni complesse come quelle, ad esempio, di tipo relazionale e sociale.
Questo modulo si occuperà di saggezza: incominciamo con l’approfondire almeno un po’ cosa vuol dire questa parola e come si riconoscono coloro che pensano ed agiscono in modo saggio…”.

Dopo ogni ‘presentazione’ teorica, soprattutto quando è inserita in uno dei moduli di base, sarebbe opportuno controllare il livello di comprensione che si è riusciti a far raggiungere ad ogni studentessa ed ogni studente a proposito del costrutto in questione.

3. Proposta di materiali per stimolare riflessioni( ) quantitative e qualitative personali ed autovalutazioni a proposito del costrutto considerato.
Tra quelli previsi nel modulo dedicato al ‘Cosmopolitismo’, si chiede ad esempio, di completare le seguenti frasi:
• Dell’idea di cosmopolitismo mi piace soprattutto …
• Per scoprire quanto cosmopolita è una persona potrei…
• A chi tende unicamente a ‘difendere il proprio orticello’ direi…
• Forse tutti avrebbero bisogno di qualche ‘puntura’ di cosmopolitismo. Io a questo proposito potrei…
4. Sintesi personale a proposito del contributo che il costrutto in questione può fornire nell’abbozzare prospettive e propositi e nel definire impegni e obiettivi.
5. Proposta di ulteriori attività che gli interessati al laboratorio sono invitati a scegliere liberamente per favorire l’avviarsi di percorsi personalizzati di orientamento al futuro. L’orientamento, in altri lavori (Soresi, et al. 2009) è stato presentato come un baule particolarmente pieno di idee, di occasioni, di stimoli, di proposte, proprio perché si ritiene che le persone, i loro futuri e i loro contesti di vita richiedano diverse e multidisciplinari letture, visioni eterogenee saldamente ancorate ad importanti ed irrinunciabili valori di riferimento.
6. Le possibilità di personalizzazione possono essere numerose. Come la proposta, ad esempio, di:
a. approfondimenti teorici tramite il ricorso a bibliografie specifiche di riferimento, a lezioni e corsi on line, ad esempio;
b. l’offerta di partecipazione a gruppi specifici di discussione e riflessione finalizzati a sviluppare, ad esempio, il ragionamento argomentativo a sostegno dell’opportunità di trattare in modo approfondito il costrutto di volta in volta considerato;
c. la disponibilità a ‘mettere in pratica’ ciò che è stato oggetto d’attenzione nel corso del modulo (applicazioni e compiti per casa);
d. l’espressione del desiderio e della volontà di partecipare ad iniziative finalizzate al potenziamento di abilità e competenze inerenti il costrutto in questione da utilizzarsi, soprattutto, in sede di scelta e progettazione di un futuro inclusivo e di qualità. A proposito delle abilità sociali, ad esempio, agli studenti interessati e sulla base delle loro ‘preferenze’, potrebbe essere offerta la partecipazione a training aventi per oggetto la ‘ capacità di saper dir di no’, o quella a proposito di come ‘esprimere e difendere le proprie idee’, o di come ‘difendersi dalle ingerenze indebite di altri’, o di come ‘esprimere i propri sentimenti’ e così via.

Fare orientamento, come queste annotazioni si sono proposte di esemplificare, significa stimolare a guardare anche alla realtà esterna e a ciò che accadrà ricordando frequentemente che tutto questo non potrà essere interpretato e manipolato in funzione unicamente degli interessi personali, delle proprie passioni e dei propri capitali umani. Piuttosto che incoraggiare le persone a scegliere una professione, quella dell’architetto o dell’ingegnere, o dell’informatico o dell’agronomo, ad esempio, sarebbe opportuno far lavorare a ritroso: invece di affermare “Tu dimmi quale professione vorresti fare da grande, ed io ti dirò quali competenze dovrai sviluppare e, dove”, sarebbe preferibile proporre di riflettere su quali competenze si desidera acquisire e sviluppare.
Muovendoci dal futuro, ‘consentendo al futuro di passare da qui’, pensando alle sfide che si desidera ingaggiare, ‘la palla’ passerà ai propositi, alle prospettive auspicate e desiderate, a ciò che si dovrà apprendere e potenziare, alle condizioni da stimolare e ricercare, alle occasioni da scoprire con un’insaziabile curiosità, agli obiettivi da perseguire con tenacia, che prima di diventare SMART (Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Time-based) come si diceva negli anni ‘80, dovranno apparire rilevanti e saturi di significato per coloro che intendono perseguirli. Questi obiettivi devono stimolare a muoversi verso di essi già nel presente anche se le mete individuate potrebbero apparire ancor incerte, provvisorie, poco realistiche, fluide ed ancora suscettibili di modifiche contaminazioni’. Nonostante tutto questo l’anticipazione del futuro, se sarà formulata anche in termini ecologico-comportamentali, potrà avere un importante spessore etico e sociale che porterà a coniugare assieme il privato e pubblico, l’io e il noi, le passioni e i capitali personali con la prosocialità e il bene comune.
Lo scegliere le competenze che si desidera sviluppare ulteriormente, più che soffermarsi a pensare come sfruttare al massimo quelle che già si posseggono, potrà condurre all’individuazione e alla scelta di attività lavorative da svolgere, più che ad una professione e, proprio per questo, risulterà più probabile il riuscire a registrare quella soddisfazione professionale a cui tutti hanno diritto di aspirare. Per tutto questo si dovrà stimolare il passaggio dall’analisi del sé, dei posti di lavoro e delle carriere, alle sfide e ai problemi che ci si propone di affrontare e tentare di ridimensionare.

Nelle prossime newsletter saranno presentati contributi che rappresentano ulteriori esempi di attività di orientamenento che si ispirano ad una visione di futuro inclusivo e di qualità. Buon futuro a tutti!

Salvatore Soresi

Bibliografia

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Frank A., Carroll-Nellenback J., Alberti M. e Kleidon A. (2018). The Anthropocene Generalized: Evolution of Exo-Civilizations and Their Planetary Feedback, Astrobiology 18, 503–518
Giovannini, E. (2018). L’utopia sostenibile. Laterza, Bari.
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Nota, L., Soresi, S., Ginevra, M.C., Santilli, S. & Di Maggio, I. (2018). Il progetto ‘Stay passionate, courageous, inclusive, sustainable… Nuove piste e nuove strumenti per l’orientamento’. Presentato al XVIII Convegno: il contributo dell’orientamento e del counselling all’agenda 2030, Roma, Giugno 2018
Reid, H. (2016) An Introduction to Career Counselling and Coaching, London: Sage.
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Soresi, S. (2018). In materia di orientamento, ha ancora senso formulare consigli e proporre profili?, La parola all’Orientamento – La rivista online per l’orientamento, 1, 2018.
Soresi, S., Nota, L., Ferrari, L., Sgaramella TM, Ginevra, MC, Carrieri, L. (2009). Progettazioni, itinerari e passi possibili di orientamento. Firenze: Giunti OS.