La rappresentazione del lavoro dignitoso in persone con vulnerabilità sociale

A cura di Andrea Zammitti & Paola Magnano

Le idee che le persone hanno circa il lavoro possono influenzare notevolmente il modo in cui esse caratterizzano la loro carriera e la loro vita (Ferrari, Nota & Soresi, 2008). In generale, il lavoro è considerato un’attività svolta per produrre beni o servizi; esso promuove lo sviluppo di una identità professionale (Blustein, 2008). Secondo una definizione più recente, si tratta di un costrutto multidimensionale che svolge un ruolo cruciale nella vita delle persone, garantendone il benessere psicologico, le connessioni sociali e l’auto-determinazione (Blustein, 2011); pertanto il lavoro può essere caratterizzato da un valore intrinseco o strumentale: il suo valore intrinseco è legato al significato individuale che ognuno attribuisce alla propria attività lavorativa; il suo valore strumentale è associato all’importanza che il lavoro ha nella costruzione dell’identità personale, nella soddisfazione dei bisogni, nella possibilità di conferire significato alla vita e nel rappresentare uno strumento per utilizzare le proprie conoscenze ed esprimere le proprie capacità (Quick, Murphy, Hurrell, & Orman, 1992).
Nel 1999 il Direttore generale dell’International Labour Organization ha introdotto alla Conferenza Internazionale del Lavoro il concetto di lavoro dignitoso. Esso si configura nell’opportunità per le donne e per gli uomini di ottenere un lavoro produttivo in condizioni di libertà, equità, sicurezza e rispetto dei diritti umani (Anker et al., 2003). Tuttavia, il rispetto dei principi del lavoro dignitoso, seppur condiviso a livello politico, economico, sociale e scientifico, sembra piuttosto lontano dall’essere applicato sempre e comunque all’interno dell’attuale mercato del lavoro (Magnano et al., 2017).
Questi temi hanno rappresentato il nucleo centrale dell’International Conference Counseling and Support “Decent work, Equity and Inclusion: Passwords for the Present and the Future” tenutasi a Padova dal 5 al 7 ottobre 2017. Tra i lavori incentrati su rappresentazioni e percezioni del lavoro dignitoso, il contributo di Hutchison et al. (2017) ha messo a confronto le percezioni del futuro e del lavoro dignitoso in uomini e donne di nazionalità israeliana e americana. Attraverso l’analisi delle risposte ad un’intervista semistrutturata, gli autori hanno evidenziato che le rappresentazioni delle donne circa il loro futuro coprivano una vasta gamma di argomenti, classificabili in dieci temi chiave: (a) lavoro, (b) famiglia / relazioni, (c) proprietà, (d) residenza, (e) vita, (g) tempo libero, (h) attività pro-sociali, (i) gestione multipla dei ruoli e (j) religione (Michael et al., 2017). Per le donne, soprattutto quelle israeliane, rappresenta una fonte di preoccupazione la necessità di dover ricoprire molteplici ruoli. In merito alla definizione di lavoro dignitoso, nello stesso studio, gli autori sottolineano la mancanza di alcun riferimento alla sicurezza (presente nella definizione data dall’ILO) nelle definizioni raccolte tra le persone intervistate, e ribadiscono, quindi, l’importanza di lavorare – attraverso le azioni di career counseling – alla costruzione di una rappresentazione del lavoro che contenga in sé i principi del lavoro dignitoso.
La ricerca presentata da Michael, Ran e Cinamon (2017) ha esplorato invece la visione del futuro e del lavoro in 15 adulti con disabilità; i risultati hanno evidenziato tre temi principali: (a) le preoccupazioni, comuni a tutti i partecipanti, che si esprimono con sentimento di disagio e difficoltà a pensare al proprio futuro; (b) i ruoli, riferiti, in particolare, al lavoro e alle relazioni intime e (c) le risorse, che vengono individuate nella famiglia, negli amici e in un eventuale coniuge per il futuro. Per quanto riguarda l’idea del lavoro, essi lo descrivono come un mezzo per l’autorealizzazione, trascendendo la finalità esclusivamente economica.
Un altro studio condotto in Cina, presentato da Liao e collaboratori (2017), ha posto l’accento sul ruolo del genere di appartenenza nelle scelte di carriera. Le 58 studentesse di Hong Kong intervistate in merito al loro avvenire, si proiettano in un futuro entro i 5 anni: esse non si aspettano di raggiungere nell’immediato un lavoro dignitoso in quanto vedono molte sfide relative al loro inserimento e alla possibilità di bilanciare i valori della famiglia con quelli del lavoro. In tal senso, gli autori hanno sottolineato che nelle azioni di career counseling è necessario lavorare sul concetto di lavoro dignitoso che includa la possibilità di conciliare tempi di lavoro e tempi di vita personali, sia per gli uomini che per le donne.
Date le premesse teoriche sopra presentate e gli spunti di riflessione suscitati dalla International Conference di Padova, abbiamo deciso di intraprendere uno studio qualitativo sulla percezione del futuro e del lavoro dignitoso in differenti categorie di persone in situazioni di vulnerabilità sociale (donne vittime di violenza domestica, giovani immigrati, detenuti, persone con disabilità, disoccupati con bassa scolarità e/o di lunga durata) che rappresentano fasce maggiormente a rischio di intraprendere ‘lavori non dignitosi’ perché spinti dalla necessità di sussistenza economica.
Nello specifico, gli interrogativi che muovono la proposta sono:
1) Esistono delle differenze di rappresentazione tra lavoro e lavoro dignitoso?
2) Esistono differenze di rappresentazione del lavoro e del lavoro dignitoso tra persone con e senza vulnerabilità?
3) Come le persone con vulnerabilità sociale rappresentano se stesse e la propria attività lavorativa nel futuro a breve e medio termine?
Riteniamo che i risultati di questo studio possano avere delle implicazioni per la pratica del career counseling, in particolare in merito alla possibilità di progettare percorsi e azioni che trasmettano l’idea di un lavoro dignitoso per tutti, rivolti soprattutto a persone vulnerabili. Conoscere le idee che le persone hanno circa il concetto di lavoro può aiutare i career counselor a supportarle nelle fasi di transizione, attivando la motivazione ad investire per la costruzione di un futuro che includa molteplici alternative e possibilità piuttosto che escludere a causa di barriere – reali e percepite – o paure.
Bibliografia
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Blustein, D. L. (2008). The role of work in psychological health and well-being: A conceptual, historical, and public policy perspective. American Psychologist, 63, 228–240.
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Ferrari, L., Nota, L., & Soresi, S. (2008). Conceptions of work in Italian adults with intellectual disability. Journal of Career Development, 34(4), 438-464.
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Liao, H. Y., Cheung, R. W. L., Kim, T. S., Hutchinson, A., Nellare, Y., & Gerstein, L. H. (2017). Hong Kong women’s future perceptions and decent work. Abstract dell’International Conference Counseling and support “Decent work, Equity and Inclusion: Passwords for the Present and the Future”, Padova, 5 – 7 ottobre.
Magnano, P., Santisi, G., Zarbo, R. & Zammitti, A. (2017). Le dimensioni del lavoro dignitoso: capitale psicologico, employability e meaningful work. La parola all’orientamento (newsletter SIO – Società Italiana Orientamento), www.sio-online.it
McWhirter, E. H. (1997). Perceived barriers to education and career: Ethnic and gender differences. Journal of Vocational Behavior, 50, 124–140.
Michael, R., Kim, T., Hutchison, A., Cinamon, R. G., Gerstein, L. H., Park, J., Choi, Y., Bellare, Y., & Collins, R. (2017). US and Israeli young women’s future perceptions. International Journal for Educational and Vocational Guidance, 17(2), 121-141.
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Quick, J. C., Murphy, L. R., Hurrell J. J., & Orman, D. (1992). The value of work, the risk of distress, and the power of prevention. In L. R. Murphy & J. C. Quick (Eds.), Stress & wellbeing at work: Assessments and interventions for occupational mental health (pp. 3-13). Washington, DC: American Psychological Association.