ESVDC webinar: “Next Generation EU: How to Contribute? The Voice of Scholars in Europe”. A cura di M. Cristina Ginevra.

M. Cristina Ginevra

Università di Padova

Il 7 novembre 2021 si è tenuto il webinar intitolato “Next Generation EU: How to Contribute? 

The Voice of Scholars in Europe”, organizzato dall’European Society for Vocational Designing and Career Counselling. L’evento, moderato dal prof. Jonas Masdonati (Universtà di Lausanne) aveva l’obiettivo di discutere il ruolo dell’orientamento nell’ambito del Next Generation EU (NGEU). 

Il Next Generation EU (NGEU) è uno strumento per il rilancio dell’economia UE in presenza dei problemi e delle difficoltà determinate dall’esperienza del Covid-19. Si tratta di un’occasione per emergere più forti dalla pandemia, trasformare le economie e le società europee, e progettare un’Europa più ecologica, più digitale, più resistente e più adatta alle sfide attuali e future.

Per ricevere supporto nell’ambito del NGEU, i paesi dell’UE devono definire un piano coerente di progetti, riforme e investimenti in sei aree di intervento: Transizione ecologica; Trasformazione digitale; Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; Coesione sociale e territoriale; Salute e resilienza; Politiche per le prossime generazioni, compresa l’istruzione. I singoli piani nazioni devono rispettare dei criteri predefiniti, concentrando progetti di investimento e spesa su alcune flagship areas, aree di punta: energie pulite e rinnovabili, efficienza energetica degli edifici, trasporti sostenibili, dispiegamento di banda larga, digitalizzazione della PA, sviluppo del cloud e dei processori sostenibili, istruzione e formazione per le cosiddette skills digitali. 

Nell’ambito dell’UE e del Recovery and Resilience plan, l’orientamento e la progettazione professionale sono considerati un’asse strategico significativo e il webinar è stato quindi un’opportunità di confronto per studiosi e studiose nel campo dell’orientamento per discutere del ruolo dell’orientamento nei diversi piani nazionali. Di seguito l’elenco dei relatori: 

  • Belgio: Damien Canzittu ed Émilie Carosin (Università di Mons);
  • Cipro: Nikos Drosos (Università Europea di Cipro);
  • Francia: Valérie Cohen-Scali (Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale, CNAM) e Jacques Pouyaud (Università di Bordeaux);
  • Grecia: Michael Cassotakis, Despoina Sidiropoulou-Dimakakou (Università Nazionale e Capodistriana di Atene, NKUA), Rany Kalouri (Scuola di Educazione Pedagogica e Tecnologica, ASPETE), George Tsitsas (Università Charokopeion di Atene);
  • Italia: Elisabetta Camussi, Andrea Cerroni, Loredana Garlati,  Luca Vecchio (Università di Milano-Bicocca), Giuseppe Santisi, Andrea Zammitti, Elena Commodari, Valentina Lucia La Rosa (Università di Catania), Paola Magnano, Maria Guarnera, Rita Zarbo, Stefania Buccheri (Università Kore di Enna), Salvatore Soresi, Laura Nota, Maria Cristina Ginevra, Sara Santilli, Ilaria Di Maggio (Università of Padova), Patrizia Patrizi, Ernesto Lodi, Gianluigi Lepri (Università di Sassari), Chiara Annovazzi (Università della Valle d’Aosta);
  • Portogallo: Hélia Moura (Direttore Generale dell’Educazione), Inês Nascimento, Paula Paixão (Università di Coimbra), Ludovina Ramos (Università di Beira Interior), Maria Eduarda Duarte, Maria Odília Teixeira (Università di Lisbona), Maria do Céu Taveira (Università di Minho), Paulo Cardoso (Università di Évora), Sérgio Vieira (Università di Algarve);
  • Svizzera: Marc Schreiber (Università delle Scienze Applicate di Zurigo), Koorosh Massoudi, Jonas Masdonati (Università di Lausanne).

Gli studiosi e le studiose hanno discusso i punti di forza e di debolezza dei Piani nazionali di Recupero e Resilienza in relazione al tema dell’orientamento. Tra i punti di forza, è emersa l’attenzione positiva mostrata dai governi nazionali alle politiche di riduzione della disoccupazione; alla promozione dell’inclusione lavorativa delle persone con vulnerabilità (es. persone con esperienza di migrazione, donne, giovani, persone con disabilità, persone a rischio di esclusione digitale); all’aumento del numero di lavoratrici nel settore scientifico; ecc. I relatori hanno peraltro evidenziato che in alcuni piani nazionali viene dato spazio specifico all’orientamento e alla progettazione professionale quale strategia per promuovere una trasformazione sociale, sostenibile, inclusiva e innovativa. 

Nonostante queste note positive, l’orientamento sembra essere considerato nei piani nazionali soltanto come un servizio secondario. A questo riguardo, i relatori hanno più volte sottolineato che le attività di orientamento proposte nei diversi piani nazionali non sono evidence-based o ancorate a modelli teorici recenti nell’ambito dell’orientamento. L’orientamento viene considerato come uno strumento di ‘accompagnamento’ degli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzate propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro e le azioni di orientamento, in contrasto con la ricerca scientifica più recente, vengono proposte solamente nelle fasi di transizione tra la scuola e l’università o il mondo del lavoro. Non c’è alcuna attenzione al ruolo educativo e preventivo dell’orientamento, all’idea che è necessario agire fin dall’infanzia, con strumenti specifici, per fornire ‘nutrimenti concettuali e sociali’ utili allo sviluppo di identità personali e professionali ricche, complesse, capaci di guardare al futuro in modo inclusivo e sostenibile. Emerge peraltro un’idea di orientamento come ‘accompagnamento’ al mondo del lavoro, basata su strategie di profilazione e di matching tra la personalità e l’interesse di un individuo e il tipo di ambiente lavorativo in cui si trova inserito o al quale aspira. E ben sappiamo come tali approcci sono oggi considerati obsoleti, deboli, riduttivi e semplicistici; non più in grado di consentire letture esaustive delle complessità, globalità e precarietà che sta caratterizzando, in particolare, il mondo del lavoro dei paesi occidentali. 

Un’ulteriore criticità evidenziata dai relatori riguarda la scarsa attenzione data dai governi nazionali alla formazione in materia di orientamento. In alcuni piani nazionali le azioni di orientamento vengono assegnate a docenti universitari, dottorandi, insegnanti della scuola, senza alcuna esperienza nel campo dell’orientamento e della progettazione professionale. È chiaro che in un contesto profondamente diverso dal passato, con tassi di incertezza e complessità e con sfide globali tali da far sì che il disagio rispetto alla pianificazione del proprio futuro sia notevolmente cresciuto, non è possibile svolgere azioni di orientamento senza una adeguata formazione. In accordo con le linee guida del Network for Innovation in Career Guidance & Counselling (NICE, 2012), si tratta di problematiche che richiedono ai professionisti l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze altamente qualificate, di un background concettuale scientificamente fondato e aggiornato, di atteggiamenti e valori in sintonia con la salvaguardia dei diritti di tutte le persone, al fine di rendere più efficaci le loro azioni professionali.

Nel complesso, l’orientamento così come viene descritto nei piani nazionali piuttosto che costituire uno strumento di supporto alla progettazione professionale delle persone, soprattutto in condizione di vulnerabilità, sembra presentarsi come una cinghia di trasmissione delle disuguaglianze. È pertanto fondamentale, come ribadito dai relatori durante il webinar, che studiosi, ricercatori, professionisti nel campo dell’orientamento e della progettazione professionale possano far sentire la loro voce sul ruolo dell’orientamento, denunciare pubblicamente le azioni e gli interventi di progettazione professionale superficiali e non basati su prove scientifiche, e delineare traiettorie che, ispirandosi ai modelli scientifici più accreditati, possano aiutare i governi a creare progetti per costruire il futuro di cittadini europei in grado di contribuire allo sviluppo di società inclusive, eque e sostenibili.