Dal XXII Congresso della SIO un invito a partecipare alla realizzazione e sperimentazione di Laboratori di Orientamento 5.0

Salvatore Soresi

Nel corso dei lavori dell’ultimo Congresso Nazionale della SIO ho avuto il piacere di coordinare un simposio che mi piace considerare un po’ fuori dal coro dal momento che sono stati ammessi ad esso solo quei congressisti e quelle congressiste che avevano già dichiarato il loro interesse nei confronti dell’orientamento 5.0 e della possibilità di offrire una qualche forma di supporto e collaborazione alla sua diffusione anche in Italia. In quella sede ho ricordato che trattavasi di una visione dell’orientamento che invece di guardare ad occidente lasciandosi sedurre da paradigmi e dai riferimenti vicini a visioni del lavoro, delle scelte e delle progettazioni professionali ormai obsolete, guardava, di contro, ad oriente, verso quella Società 5.0 alla quale alcuni paesi asiatici, con in testa il Giappone, stanno pensando per transitare il più velocemente possibile dalle prospettive neoliberiste centrate sul profitto, sul privato, sull’individuale, sul “primato degli azionisti”, verso scenari più rispettosi del valore di tutti i ‘capitali’, compresi quelli umani, sociali, culturali e naturali. I pilastri della cosiddetta Società 5.0 (Problem solving and value creation, Problem solving and value creation, Diversity, Decentralization, Resilience, Sustainability & Environmental Armony) hanno bisogno anche di un altro orientamento, di quello 5.0 appunto, che si propone di fare la propria parte per ottenere prima possibile, come Daryono e Firmansyah (2019), ‘pari opportunità̀ per tutti e tutte e condizioni ambientali in grado di consentire la realizzazione del potenziale di ogni individuo” (p. 12) insieme all’impiego delle tecnologie necessarie per rimuovere le barriere fisiche, amministrative e sociali che si frappongono all’autorealizzazione delle persone in modo che “ogni individuo possa vivere una vita sicura e protetta, confortevole e sana e realizzare lo stile di vita desiderato” (Keidanren, 2016, p. 10).

Avendo recentemente anche l’Europa deciso di far propri ‘i pilastri’ di cui sopra e di guardare anch’essa alla Società 5.0 riciclando le scorie tecnologiche, sociali ed ambientali dell’industria 4.0, si è pensato di dar vita ad una rete di studiosi e professionisti interessati a mettere a punto e a sperimentare qualcosa di nuovo affinché possa essere facilmente riconosciuto come Orientamento 5.0 una nuova modalità di pensare a scegliere e progettare il proprio futuro.

Fig. 1. Il ‘cono’ dei futuri per guardare lontano, verso il possibile e il preferibile (Voros, 2003)

Il modello che si desidera sperimentare e che sarà più diffusamente presentato in uno dei prossimi numeri della rivista Nuova Secondaria,  invece di partire dagli interessi, dalle attitudini , dalle competenze o dalle passioni delle persone, preferisce considerare prima di tutto i problemi e le sfide che si avvertono come maggiormente minacciose, le preoccupazioni che personalmente, ma non solo, si vivono e percepiscono per poter decidere di procedere verso un futuro che possa nonostante tutto tener in debita considerazione aspirazioni ed aspettative da tradurre in intenzioni e propositi formativi e professionali di qualità per tutti e tutte. In questa visione, come si sarà intuito, si cerca di coniugare le suggestioni che provengono dai futures studies che, come esemplifica il cono di Vorios (vds fig.1), suggeriscono di pensarli al plurale e di ritenere possibili anche quelli che si auspicano e non solo quelli algoritmicamente prevedibili. Ai modelli di orientamento tradizionalmente interessati a studiare le relazioni lineari tra le caratteristiche delle persone e le aspettative degli ambienti formativi e lavorativi, quello 5.0 intende far tesoro degli insegnamenti derivanti dalle teorie della complessità non escludendo la possibilità di considerare anche l’imprevedibile e il difficilmente anticipabile.

I tempi dell’orientamento, in tal modo sarebbero essenzialmente tre (vds fig.2):

  • Il primo richiede che le attenzioni vengano indirizzate soprattutto alle vite passate e alle contingenze presenti che non possono ovviamente essere trascurate quando ci si propone di  considerare e comprendere le storie e le titubanze delle persone anche in materia di scelte e progettazioni. Questi antecedenti e queste contingenze, provocando gran parte dei problemi e difficoltà che si avvertano o che si temono, accanto alle dimensioni e ai fattori che ad esse possono essere associate (sensi di impotenza appresi, tendenze alla procrastinazione e alla ruminazione, ad esempio), dovrebbero essere oggetto di particolari attenzioni dal momento che l’orientamento potrebbe essere considerato un modo ‘originale’ di prendersi cura, per tempo, delle preoccupazioni che i futuri potrebbero porre alle persone e ai loro contesti naturali e sociali di vita.

Fig. 2. L’orientamento 5.0… quello che guarda ai futuri desiderabili (da Soresi, 2022 in press).

  • Il secondo si occupa soprattutto della formulazione e verbalizzazione delle aspirazioni, anche formative e professionali, al fine di rendere consapevoli le persone di come e quanto siano associabili ai problemi e alle preoccupazioni dalle quali si muovono e di considerare come tendano di fatto a distribuirsi in modo diseguale, per passare poi ad innestarle su temi di giustizia sociale, di comportamenti solidali e di atteggiamenti di indignazione da porre in essere condividendo azioni per la ricerca di opportunità ed occasioni, anche impreviste. Da qui diventa essenziale definire intenzioni e propositi, per finalizzare le credenze di efficacia, la prontezza e la speranza professionale, verso obiettivi e risultati che potrebbero anche ridimensionare gli impatti negativi dovuti a barriere e ostacoli che hanno il potere di inibire ogni tentativo di realizzazione ed inclusione personale e sociale di molte, troppe persone.
  • Il terzo momento è quello della progettazione e costruzione del futuro. Qui i processi e i costrutti da enfatizzare sono molto diversi da quelli tradizionalmente orientati all’analisi e alla valutazione delle possibilità e potenzialità individuali. Ora, per guardare lontano ed in grande (e perché no?) è necessario specializzarsi nell’uso del pensiero strategico, nella formulazione delle anticipazioni possibili, nella riflessività e nel rendere frequenti le occasioni all’interno delle quali dar spazio ad espressioni del tipo ‘Se… allora’ che, pur non implicando necessariamente, come direbbero i matematici e i fisici, ‘implicazioni materiali di relazioni di cause ed effetti’, avrebbero la forza di mobilitare l’agency delle persone, di stimolare l’immaginazione di scenari futuri, di attivare riflessioni ed avviare tentativi da condividere anche con altri per controllare e ‘toccar con mano’ cosa potrebbe accadere se…

Per essere della partita

Erano stati invitati a partecipare al simposio colleghi e colleghe che si erano già aggiornati al riguardo, consultando i materiali che erano stati diffusi nel corso del 2022 , anche su questa newsletter, a proposito di orientamento 5.0 e della necessità di dar vita a virate significative a proposito di come praticarlo nelle nostre scuole e di come formare gli operatori interessati a praticarlo, e che si erano esplicitamente dichiarati interessati a collaborare alla progettazione e realizzazione di quanto necessario all’attivazione di quelli che sono stati chiamati laboratori di orientamento 5.0. Il simposio, in altre parole, è stato voluto per riflettere a proposito delle collaborazioni necessarie, per conoscere gli interessi e le disponibilità dei partecipanti e per incominciare a pensare alle tempistiche più opportune.

Il progetto prevede la predisposizione di tre pubblicazioni strettamente connesse ed interdipendenti come, d’altra parte, vuole la teoria della complessità alla quale spesso l’orientamento 5.0 si richiama:

  1. La prima consiste in un Manuale che, pur valorizzando alcune risorse teoriche che la storia della psicologia dell’orientamento da tanto tempo ha scritto, propone analisi e strumenti che oltre a provenire da una serie di discipline diverse (da quelle sociologiche a quelle filosofiche, da quelle antropologiche a quelle economiche, ingegneristiche e così via) desidera affrontare i nodi e i costrutti propri del vocational guidance, collegandosi alle linee guida che a proposito dell’anticipazione di ciò che potrà accadere indicano sia le teorie della complessità che i futures studies. Si parte dal convincimento che l’orientamento, come la formazione, il futuro e lo sviluppo ‘non siano dei nomi’ ma dai verbi indicanti azioni da porre in essere insieme a relazioni riflessive e creative che sorgono quando si decide assieme ad altri di prenderci cura per tempo delle pre-occupazioni in funzione di aspirazioni similmente attraenti per tutte e per tutti. I capitoli per questo manuale sono numerosi; ciò che hanno in comune è che avranno più coautori e che terranno sempre presente i comportamenti che gli animatori dei laboratori 5.0 saranno chiamati a mettere in atto e gli stimoli che dovranno essere proposti agli studenti e alle studentesse che saranno invitati ad annotare personali e riservate riflessioni, intenzioni e propositi.
  2. La seconda pubblicazione che accompagna il Manuale è quello che per ora abbiamo chiamato Prontuario per l’animatore dei laboratori 5.0 e che, parallelamente a quanto di volta in volta enfatizzato nei capitoli e nei paragrafi del manuale, suggerisce ‘cosa dire e cosa fare nel corso dell’interazione con studenti e studentesse, al fine di rendere operativi i costrutti presentati’ in modo attivo, partecipativo e stimolante il clima laboratoriale. Ad esempio, parlando di preoccupazione, nel Manuale si fa riferimento ad una serie di definizioni e di elenchi provenienti da autori e da ricerche diverse e le si differenzia da altri costrutti, quali, ad esempio, quelli della paura, dell’ansia, dell’angoscia, della ruminazione e così via, mentre nel prontuario si suggerisce di ‘partire’ chiedono agli studenti cosa è per loro una preoccupazione, di farne degli elenchi ricorrendo sia ad interviste che loro stessi potranno condurre nei loro diversi ambienti di vita, sia a quelle ‘interviste impossibili’ che suggeriamo di indirizzare a personaggi lontani … ‘Cosa direbbe Aristotele di queste  cose? Cosa potremmo chiedergli? E, soprattutto, chi potrebbe fare la parte di Aristotele?’ A tutto questo, ovviamente, si suggerisce di far seguire la sintesi di quanto suggerito nel Manuale e di utilizzare anche gli strumenti di auto ed eterovalutazione che si trovano in appendice ad ogni capitolo, dopo il relativo indice bibliografico.
  3. La terza pubblicazione, che rappresenta il completamento delle prime due e l’asse portante di tutti i laboratori, è il portfolio dello studente, che a differenza di quelli usuali, oltre ad essere anonimo, non è un dispositivo di valutazione e certificazione di competenze ed è fruibile unicamente dagli studenti e dalle studentesse che hanno deciso di partecipare ai laboratori di orientamento 5.0. Prevede tre aree: la prima è classificabile come strettamente riservata: lo studente riporta le sue impressioni a proposito del lavoro di gruppo svolto, di ciò che gli è sembrato maggiormente utile o inutile, chiaro, ridondante o importante per ciò che lui stesso o lei stessa sta cercando. A questo seguono sue autovalutazioni a proposito del costrutto considerato (le sue preoccupazioni, ad esempio, quelle che intravede come maggiormente pressanti e ‘vicine’), le intenzioni e i propositi formativi e professionali che quello specifico laboratorio potrebbero aver stimolato, gli approfondimenti che si propone di intraprendere per poter procedere verso i futuri maggiormente desiderabili. Il portfolio prevede anche una terza ‘zona’ quella totalmente free che raccoglie le considerazioni, le riflessioni e le emozioni che l’interessato/a potrebbe voler comunicare ad altri al fine di farsi conoscere e acquisire alleati per le imprese e le sfide 2030 che potrebbe decidere di intraprendere.

Lo scopo del simposio era essenzialmente quello di ascoltare le ‘intenzioni’ e i suggerimenti di quanti avevano già deciso di essere della partita e avevano già visionato le bozze di alcuni ‘lavori in corso’. I soci SIO che non hanno potuto essere presenti, ma che desiderano essere informati dell’avanzamento del progetto, o di far parte anch’essi della partita possono contattarmi direttamente e liberamente (salvatore.soresi@unipd.it).