Rete e tecnologia per le pratiche di orientamento: inclusione o esclusione?

Rete e tecnologia per le pratiche di orientamento: inclusione o esclusione?
Paola Magnano, Andrea Zammitti, Rita Zarbo
Università Kore di Enna

La pandemia del Covid-19 e il conseguente lockdown hanno costretto tutti a cambiare le proprie abitudini. Le restrizioni imposte dai governi hanno avuto un impatto non soltanto sulla vita sociale, lavorativa e scolastica delle persone ma anche sulle attività legate alla consulenza di carriera. Se per un attimo, all’inizio del lockdown, tutto sembrava essersi fermato, in breve tempo bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani, con il supporto della tecnologia, hanno ripreso a comunicare, studiare e lavorare. Le ICT e, più in generale, internet, rappresentano fenomeni, oltre che tecnologici, anche sociali molto complessi, che si insinuano in ogni aspetto della vita, dell’apprendimento, del lavoro e delle relazioni (Hooley, 2012). La rete, infatti, si è dimostrata un ottimo antidoto all’impossibilità di entrare fisicamente in contatto, consentendo di mantenere le relazioni interpersonali, tanto sul piano lavorativo, che personale. Se da un lato, tale improvviso stravolgimento delle routine legate ai diversi contesti – lavorativo, didattico, orientativo e di vita in generale – ha creato non poche difficoltà di adeguamento, dall’altro ha rimesso in discussione l’impatto che gli strumenti tecnologici, talvolta “demonizzati” o relegati ad un ruolo sussidiario se non addirittura marginale, avrebbero potuto avere in diverse circostanze.

Nell’ambito dell’orientamento, numerosi studi riportano esperienze di consulenza professionale online realizzate nell’arco dell’ultimo decennio (Walsh, 2010). La letteratura sulle pratiche di career counselling e career education online può essere organizzata in due macro-aree di studio.

Un primo filone riguarda la caratterizzazione dei servizi di career guidance online, i quali vengono classificati in due tipologie: il career assessment e il career intervention. Per ciò che concerne l’assessment, seppur sia ampiamente dimostrato che le valutazioni basate su computer sono praticamente equivalenti alle valutazioni carta e matita (Barak & Cohen, 2002; Gati & Saka, 2001; Kleiman & Gati, 2004; Salgado & Moscoso, 2003), esse forniscono al cliente un ‘mero’ punteggio numerico, talvolta difficilmente comprensibile se non integrato da indicazioni inerenti il significato assunto dal punteggio stesso e le implicazioni che può avere per l’individuo; tali feedback interpretativi vengono forniti, invece, all’interno di alcune pratiche di career intervention focalizzate su uno o più stadi del processo decisionale (es. modello PIC, Gati & Asher, 2001) o sul paradigma Life Design (es. 1, 2, 3 … Futuro!, Nota & Soresi, 2013; Pordelan et al., 2018).

Un secondo filone di studi si è incentrato sull’analisi delle opinioni e degli atteggiamenti nei confronti di questo modo diverso di fare orientamento, sia da parte di chi riceve tale consulenza che dal punto di vista di chi la offre. Le attività online inizialmente vengono percepite dagli utenti con una certa diffidenza che, però, scompare man mano che esse proseguono (Bjornsen, Blount & Moore, 2018). Per quel che concerne il punto di vista dei consulenti, uno studio condotto su 52 career counsellor provenienti da 16 paesi in tutto il mondo (Kettunen & Sampson, 2018), ha indagato le loro idee riguardo alle sfide da affrontare per favorire l’implementazione delle ICT nei servizi a sostegno delle carriere. In questo studio, sono state individuate quattro categorie di ‘sfide’:

  1. accesso inadeguato alle ICT: fa riferimento all’inadeguatezza infrastrutturale in alcuni ambiti territoriali e in alcune tipologie di strutture (si pensi ad es. alla dotazione tecnologica delle scuole, ancora oggi gravemente sottodimensionata);
  2. accesso inadeguato all’informazione: fa riferimento ad interventi basati sui contenuti e alla necessità di contenuti aggiornati e affidabili;
  3. capacità e competenze inadeguate: si ritiene necessario un approccio pedagogico all’ICT che metta in campo pratiche e metodi di formazione per migliorare le competenze digitali soprattutto degli operatori professionali;
  4. integrazione inadeguata, che potrebbe essere superata attraverso la creazione di un framework concettuale che rappresenti un modello comune di lavoro per i servizi di career guidance per incrementarne la qualità e l’efficienza.

Sintetizzando, tra i vantaggi individuati nell’uso delle ICT per fare orientamento ritroviamo le seguenti condizioni: (1) gli interventi possono essere condotti in qualsiasi orario e luogo più comodo per i clienti, (2) gli interventi online riducono significativamente alcuni dei fattori potenzialmente scoraggianti l’accesso ai servizi di career counselling, quali la mancanza di anonimato e lo stigma, (3) i sistemi più sofisticati forniscono una documentazione degli scambi tra consulente e cliente che è disponibile anche per i clienti, e non solo per i consulenti, (4) è possibile registrare gli interventi, (5) gli interventi sono strutturati e consentono più agevolmente una valutazione standardizzata (Gati, Kleiman, Saka, & Zakai, 2003) e, infine, (6) questo tipo di interventi può essere erogato a prezzi più accessibili (Herman, 2010).

Tra gli svantaggi, invece, (1) trattandosi di interventi strutturati, basati su algoritmi, essi possono aiutare ad affrontare problemi con basso livello di complessità o, in alternativa è necessario scomporre i problemi complessi nei suoi fattori componenti e analizzarli separatamente, (2) l’autonomia, il ‘far da sé’ nella scelta dell’intervento online, potrebbe essere guidato da una (inevitabilmente) inadeguata analisi della domanda e (3) in genere, gli interventi on-line sono generici e destinati ai cosiddetti ‘utenti-tipo’, quindi non costruiti su misura sui bisogni e le caratteristiche degli utenti.

Una questione che resta aperta è relativa al modo in cui questo tipo di orientamento possa risultare inclusivo o meno. A nostro parere, l’orientamento online risulta inclusivo se vi è possibilità di accesso alla tecnologia e se è adeguata la formazione dei career counsellor; se vi è padronanza dello strumento tecnologico da parte dei clienti o è prevista la possibilità di integrazione delle modalità (infatti, le modalità online e face-to-face non sono in competizione tra di loro, ma complementari); e se i percorsi sono ‘tailor-made’ e non standardizzati. Le condizioni affinché questa tipologia di attività possa risultare inclusiva devono prevedere che i professionisti e i ricercatori nel campo del career counselling si occupino non soltanto di sviluppare strumenti online, ma anche di valutare la loro efficacia; che si dia particolare attenzione alle ‘differenze individuali’ riguardo ai bisogni e alla prontezza dei clienti nell’utilizzo di questa modalità; che i counsellor si dedichino con maggiore attenzione all’interpretazione dei risultati dell’assessment, guidando i clienti nella lettura del proprio profilo e contribuendo alla validazione delle interpretazioni ‘standard’, e che si sviluppino interventi rivolti a clienti che devono affrontare problemi specifici, superando il rischio di ‘suggerimenti semplicistici’ (Magnano, Zammitti & Zarbo, 2020).

 

Bibliografia

  • Barak, A., & Cohen, L. (2002). Empirical examination of an online version of the Self-Directed Search. Journal of Career Assessment, 10, 387–400.
  • Bjornsen, A. L., Blount, A. J., & Moore, M. C. (2018). Student attitudes toward an online graduate career counseling course. International Journal of Online Graduate Education, 1(1).
  • Gati, I., & Asher, I. (2001). The PIC model for career decision making: Prescreening, in-depth exploration, and choice. In: F.T.L. Leong, A. Barak (Eds.), Contemporary models in vocational psychology: A volume in honor of Samuel H. Osipow (pp. 7-54). Mahwah, NJ: Erlbaum.
  • Gati, I., & Saka, N. (2001). Internet-based versus paper-and-pencil assessment: Measuring career decision making difficulties. Journal of Career Assessment, 9, 397–416.
  • Gati, I., Kleiman, T., Saka, N., & Zakai, A. (2003). Perceived benefits of using an internet-based interactive career planning system. Journal of Vocational Behavior, 62(2), 272-286.
  • Herman, S. (2010). Career HOPES: An Internet-delivered career development intervention. Computers in Human Behavior, 26(3), 339-344.
  • Hooley, T. (2012). How the internet changed career: framing the relationship between career development and online technologies. Journal of the National Institute for Career Education and Counselling, 29, 3-12.
  • Kettunen, J., & Sampson, J. P. (2019). Challenges in implementing ICT in career services: perspectives from career development experts. International Journal for Educational and Vocational Guidance, 19(1), 1-18.
  • Kleiman, T., & Gati, I. (2004). Challenges of Internet-based assessment: Measuring career decision-making difficulties. Measurement and Evaluation in Counseling and Development, 37, 41–55.
  • Magnano, P., Zammitti, A. & Zarbo, R. (2020). Rete e tecnologia per le pratiche di orientamento: inclusione o esclusione? Riflessioni teorico-metodologiche ed esperienze. XIX Congresso Nazionale SIO. Cultura e orientamento: traiettorie per sconfiggere le diseguaglianze e prevenire l’esclusione scolastica e lavorativa, Parma, 8-9 ottobre 2020
  • Nota, L. & Soresi, S. (2013). 1, 2, 3 … Futuro! Firenze: Hogrefe.
  • Pordelan, N., Sadeghi, A., Abedi, M. R., & Kaedi, M. (2018). How online career counseling changes career development: A life design paradigm. Education and Information Technologies, 23(6), 2655-2672.
  • Salgado, J. F., & Moscoso, S. (2003). Internet-based personality testing: Equivalence of measures and assesses’ perceptions and reactions. International Journal of Selection and Assessment, 11, 194–205.
  • Walsh, W. B. (2010). Introduction to the special section: Career assessment and new technology on the Internet. Journal of Career Assessment, 18, 315–316.