Progettualità e Pari Opportunità di Genere: Ricerca nell’Ordine Nazionale degli Psicologi

A cura di Chiara Annovazzi1;2;3 & Elisabetta Camussi2;3;4

1Università della Valle D’Aosta
2Università Milano Bicocca
3Comitato per le Pari Opportunità – Ordine degli Psicologi della Lombardia
4Gruppo di Lavoro Pari Opportunità – Consiglio Nazionale Ordini Psicologi

Il contesto attuale, caratterizzato da rapidi cambiamenti sociali e tecnologici, presenta forme di occupazione sempre più instabili, precarie, transitorie e multiformi. In questa complessità, differentemente da ciò che affermano le retoriche ed il senso comune, le traiettorie di vita di ogni persona risentono ancora dell’influenza di variabili quali il genere, l’età, l’etnia, ecc. In particolare, rispetto al genere, dati nazionali e internazionali mostrano come nel contesto attuale trovano tuttora ampia diffusione fenomeni di discriminazione. Tra gli esempi possono essere addotti il divario occupazionale (Eurostat, 2018), quello salariale (UE, 2018), la segregazione orizzontale e verticale delle professioni (UE, 2018; Eurostat e Istat, 2018), l’iniquità della distribuzione dei carichi di cura e le difficoltà di bilanciamento tra vita privata e lavorativa (ISTAT, 2019), tendenzialmente a sfavore del genere femminile.

Nonostante la diffusione di questi fenomeni e la conseguente necessità di comprenderli per poi contrastarli, le ricerche in questo ambito rimangono esigue, anche all’interno di realtà – come quella degli Ordini Professionali – dotati di un Comitato per le Pari Opportunità. Per questo motivo, con l’obiettivo di indagare e contrastare questi fenomeni, come anche auspicato dagli Obiettivi 5 e 8 dell’Agenda Europa 2030 per lo sviluppo sostenibile, rispettivamente Gender Equity e Decent Work, il Gruppo di Lavoro Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi CNOP (attualmente Comitato Pari Opportunità con presidente dott.ssa Angela Quaquero, con consulente per le pari opportunità dott.ssa Quagliata Dominella e composto dalle delegate/i di tutti gli Ordini Territoriali)con il contributo dei Dipartimenti di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca (Prof.ssa Elisabetta Camussi, Dott.ssa Chiara Annovazzi, Dott. Alessandro Cesarani, Dott. Paolo Grigis, Dott.ssa Francesca Piotti e Dott. Rella Riccardo), dell’Università di Padova (Prof.ssa Laura Dal Corso) e dell’Università La Sapienza (Prof.ssa Annamaria Giannini) – ha progettato e realizzato una ricerca interna al proprio Ordine professionale. La partecipazione si è svolta su base volontaria e anonima tra gli iscritti e le iscritte all’Ordine Nazionale degli Psicologi e ha previsto la risposta ad un questionario self-report così suddiviso:

  1. Descrizione socio-anagrafica dei/delle partecipanti e informazioni relative all’iscrizione all’Ordine di riferimento e all’esercizio della professione;
  2. Tematiche di genere relative ai carichi di cura, alla conciliazione tra vita privata e lavorativa e alla genitorialità; episodi di discriminazione e di rischio durante l’esercizio della professione; percezione della promozione delle Pari Opportunità all’interno dell’Ordine;
  3. Scale di atteggiamento standardizzate, ricavate dalla letteratura scientifica di riferimento, volte ad indagare gli atteggiamenti di Sessismo Ostile e Sessismo Benevolente nei Confronti degli Uomini e nei Confronti delle Donne (Glick & Fiske, 1996; Glick & Fiske, 1999), il Livello di Giustificazione del Sistema Rispetto al Genere (Jost & Kay, 2005) e il Bisogno di Chiusura Cognitiva (Webster & Kruglanski, 1994);
  4. Sezione finale dedicata a feedback e commenti liberi inerenti alla ricerca.

I risultati emersi dai dati sono stati poi raccolti in un report conclusivo che, attualmente, è in corso di pubblicazione in un “Quaderno CNOP”. In totale, infatti, sono stati raccolti 5642 questionari validi, corrispondenti al 5,22% di tutti/e gli/le iscritti/e all’Ordine degli Psicologi. Tra questi, l’87,1% erano donne (N=4917), mentre il 12,5% uomini (N=703); percentuali in linea con la reale distribuzione di genere all’interno del CNOP. La maggior parte dei/delle partecipanti non supera i 45 anni (67,1%; N=3786) ed il 68,9% si è dichiarato coniugato/a o convivente con il/la partner.

Tra i dati emerge come la percezione di instabilità del contesto socio-economico e le difficoltà del mondo lavorativo – a prescindere dal genere di appartenenza e in linea con le discussioni presenti nella letteratura scientifica italiana e internazionale (e.g. Evans & Gibb, 2009) – siano elementi centrali per scegliere di svolgere la professione part-time (57% dei/delle partecipanti; N=1533). Il 6,7% dei/delle partecipanti ha dichiarato, inoltre, di trovarsi in una situazione di non autosufficienza economia, lieve (N=377) o grave (N=164). In particolare, però, per quando riguarda le psicologhe donne, le scelte professionali risultano inficiate anche dalla presenza di forme di barriere professionali legate al genere: le psicologhe dichiarano, in misura maggiore rispetto agli psicologi, di aver subito discriminazioni (1264 donne rispetto a 58 uomini) legate al genere, da parte di superiori (N=947), colleghi/e (N=347), altre figure professionali (N=289), committenti (N=233) e clienti/utenti (N=205). Il 66,3% di coloro che hanno subito discriminazioni ha dichiarato, inoltre, di aver avuto per questo motivo ripercussioni sulla propria vita, in particolare per quanto riguarda le opportunità lavorative (N=913), l’ambito economico (N=605), il benessere psicologico (N= 501), l’ambito personale e relazionale (N=244) e lo stato di salute (N=64). Questo dato risulta essere in linea con quanto affermato dalla letteratura (Camussi & Annovazzi, 2016). In aggiunta a questo, emerge come gli uomini si ritengano mediamente più soddisfatti delle colleghe donne rispetto alla conciliazione di vita: in linea con questo più della metà delle psicologhe intervistate (N=2777) ha dichiarato di prendersi con continuità cura dei propri figli, partner e/o genitori, a fronte di un numero molto inferiore di uomini (N=336), elemento che incide, in misura variabile tra “abbastanza” (N=1406), “molto” (N=490) o moltissimo (N=135), sulla propria attività professionale.

Per quanto riguarda gli atteggiamenti misurati dal questionario, esso si mostra valido, sia per i valori di affidabilità delle singole scale (Alpha di Cronbach compresa tra .69 e .92) (Taber, 2018), sia per le relazioni significative emerse tra di esse. In linea con quanto presente in letteratura (Glick, 2004), gli uomini presentano punteggi più alti di Sessismo Ostile e Benevolente nei Confronti delle Donne, le quali, invece, mostrano un livello maggiore di Sessismo Ostile nei Confronti degli Uomini. Elemento peculiare rispetto ai riferimenti teorici (Glick, 2004) riguarda un punteggio maggiore di Sessismo Benevolente nei Confronti delle Donne da parte degli psicologi uomini. Inoltre, essi tendono a giustificare con più frequenza il sistema rispetto al genere; le donne, invece, tenderebbero in misura maggiore a cercare linearità e sicurezza nelle situazioni. Le analisi svolte, hanno inoltre permesso di distinguere i partecipanti in due gruppi, caratterizzati rispettivamente da basso o alto sessismo: psicologi e psicologhe che presentano minori livelli di sessismo tollerano meglio situazioni incerte, flessibili e ambigue, mentre il gruppo con maggiore livello di sessismo mostra minor fretta di prendere decisioni e maggior confronto con gli/le altri/e. Elemento conclusivo che emerge dai dati è un elevato interesse rispetto al tema per le Pari Opportunità: da un lato il numero elevato di partecipanti, così come la grande quantità di commenti liberi raccolti nella sezione apposita del Questionario (N=496), dall’altro la maggior parte dei/delle rispondenti (N=4406, 77,4%) considera questo tema abbastanza (35,7%), molto (29%) o estremamente (13,4%) rilevante in termini di percorsi e possibilità lavorative.

A fronte delle richieste esplicite formulate dai/dalle partecipanti alla ricerca e da quelle implicite inferibili dai risultati della stessa, appare evidente la necessità di realizzare interventi finalizzati a ridurre l’impatto delle barriere e delle discriminazioni sulla progettazione professionale di uomini e donne. Risulta fondamentale accrescere la consapevolezza collettiva su questi temi, promuovendo al contempo la costruzione di strategie per riconoscere, gestire e affrontare le disparità, favorendo pratiche che supportino la valorizzazione delle competenze femminili e maschili e integrando i temi della gender equity tanto nei percorsi educativi delle nuove generazioni, quanto in quelli formativi specifici di psicologi e psicologhe.

Bibliografia

  • Camussi, E., & Annovazzi, C. (2016). A proposito di (im) pari opportunità tra uomini e donne: la questione del “Gender Pay Gap” [About (un) equal opportunities between men and women: The “Gender Pay Gap” issue. In A. Quadrio & D. Pajardi (Eds.), La società ri-pensata [The re-thought society] (pp. 41–60). Milano: EDRA
  • European Union (2017). Piano d’azione UE per il 2017-19 / Affrontare il problema del divario retributivo di genere – Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio e al Comitato Economico e Sociale Europeo.
  • European Union (2018). Report on equality between women and men in the EU.
  • Eurostat (2018). Gender employment gap in the EU.
  • Evans, J., & Gibb, E. (2009). Moving from precarious employment to decent work. International Labour Office; Global Union Research Network (GURN). – Geneva: ILO.
  •  Glick, P., & Fiske, S. T. (1996). The ambivalent sexism inventory: Differentiating hostile and benevolent sexism. Journal of personality and social psychology, 70(3), 491.
  •  Glick, P., & Fiske, S. T. (1999). The Ambivalence toward Men Inventory: Differentiating hostile and benevolent beliefs about men. Psychology of women quarterly, 23(3), 519-536.
  • ISTAT (2019). Rapporto SDGs 2019 – Informazioni Statistiche per l’Agenda 2030 in Italia.
  • ISTAT, Eurostat (2018). La Vita delle Donne e degli Uomini in Europa – Un ritratto statistico.
  • Jost, J. T., & Kay, A. C. (2005). Exposure to benevolent sexism and complementary gender stereotypes: consequences for specific and diffuse forms of system justification. Journal of personality and social psychology, 88(3), 498.
  • Taber, K. S. (2018). The use of Cronbach’s alpha when developing and reporting research instruments in science education. Research in Science Education, 48(6), 1273-1296.
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  • Webster, D. M., & Kruglanski, A. W. (1994). Individual differences in need for cognitive closure. Journal of personality and social psychology, 67(6), 1049.