Le Life Skills come strumenti educativi nei processi di orientamento scolastico

Luca Fabio Bertolli

(psicologo, psicoterapeuta, psicologo scolastico, formatore e supervisore SIO per le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, direttore scientifico Centro Psicologia e Ricerca, Latisana – Ud)
psicologiaericerca@psicologiaericerca.it

Le Linee guida nazionali per l’orientamento permanente a cura del Miur, si soffermano sull’importanza di un orientamento scolastico e lavorativo non più solo per gestire il passaggio da una scuola all’altra o ad una opportunità lavorativa, ma “assume un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale”. Da questo estratto, si evince come soprattutto l’orientamento scolastico con i minori (scuola secondaria di primo e secondo grado), è sempre più un processo educativo e sempre meno un prodotto finalizzato alla mera scelta di una scuola da frequentare. Nel mio lavoro di psicologo scolastico, mi confronto periodicamente con i ragazzi nelle classi e le loro richieste sono, prima di tutto, di “imparare” a scegliere, di capire quale rappresenta per loro la miglior scelta elaborativa possibile. Un orientamento quindi che ha alla base l’autonomia, la creatività, la capacità di risolvere problemi, di relazionarsi in gruppo e di favorire processi di inclusione. Per tutti questi motivi, l’orientamento scolastico (spesso etichettato anche “lifelong”) è affine ai progetti di promozione dell’agio e del benessere e di prevenzione primaria. I ragazzi adolescenti hanno i loro linguaggi (spesso informali), strategie di relazione ben definite e coerenti con il loro target. Entrare in classe e promuovere un progetto di orientamento significa, prima di tutto, andare loro incontro, usare il loro linguaggio e parlare del loro significato di “sogni”. Prima arriva la competenza dell’acquisizione di raccontare di sé e poi, in un secondo momento, il bilancio di competenze, le aree di interesse e gli incroci tra le proprie aspettative e la giusta scuola. Facciamo orientamento scolastico con giovani adolescenti di 13 e 14 anni che, a volte, non hanno mai preso un treno da soli, non sanno cosa significa una coincidenza tra due mezzi pubblici o cambiare ritmi e stili di vita dal mese di settembre quando andranno a studiare in una scuola superiore a 50 chilometri da casa! Ecco il perché di un orientamento scolastico sui processi, che parta dal di dentro e che permetta ad ogni ragazzo di fare esperienze sane di autonomia. E perché questo avvenga anche nel rispetto del suo tempo e del suo spazio, è fondamentale un momento di condivisione e riflessione con le famiglie, al fine di rinforzarle su come rapportarsi con i loro figli, su quali argomenti trattare insieme a casa e su quali stimoli educativi e non giudicanti trasmettere. Per tutti questi motivi, l’esperienza di un progetto di orientamento scolastico che inizi già nelle classi prime o seconde della scuola secondaria di primo grado e lungo l’arco dell’anno seguendo anche i ritmi della crescita, permetterà ai più piccoli di comprendere il significato ed il valore di una scelta che poi, una volta introiettata, sarà una competenza di vita riproponibile anche in contesti differenti dalla scelta di una scuola superiore. Queste competenze, capaci di promuovere la consapevolezza, i comportamenti positivi e di adattamento verso le responsabilità quotidiane si chiamano “life skills”. Già menzionate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono classificabili principalmente in dieci competenze, a loro volta suddivisibili in tre categorie:
EMOTIVE: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress
RELAZIONALI: empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci
COGNITIVE: risolvere problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo
Se la competenza di fare una scelta è il frutto di consapevolezza, gestione delle proprie emozioni, capacità di risolvere un problema, prendere decisioni in autonomia, etc., allora prevedere percorsi di educazione all’orientamento scolastico attraverso esperienze anche pratiche di life skills nella scuola, rappresenta uno strumento nuovo ed importante. Niente più di una classe di ragazzi può fungere da laboratorio e gruppo cooperativo per promuovere iniziative di creatività, spronare all’utilizzo del pensiero divergente, osservare in gruppo la medesima situazione ed imparare a condividere e mettere insieme punti di vista differenti. Fare dell’orientamento scolastico una esperienza di questo genere significa essere protagonisti della consapevolezza che sta alla base della scelta. Nello specifico e nelle mie esperienze di lavoro con gli adolescenti, parto dai loro gusti personali, da cosa li porta a scegliere di acquistare un cellulare, ascoltare una canzone o scegliere uno sport. Quali sono i loro gusti ed i costrutti che stanno alla base dei movimenti delle loro scelte. Raccontare sé stessi in terza persona, descriversi attraverso i linguaggi delle tecniche espressive e trovare il punto di forza e debolezza di ognuno, significa conoscersi e conoscere le proprie abilità (che è poi un modo diverso di impostare il bilancio di competenza). Scegliere un lavoro (quello del genitore o quello che si desidera) e individuare a ritroso tutte le competenze tecniche e relazionali necessarie a poterlo mettere in pratica, aiuta i ragazzi scoprire che un geometra non disegna solo case ed un elettricista non fa solo impianti elettrici. Poi si lavora in gruppo e si leggono insieme i profili professionali, i piani di studio e si cerca di capire dal nome il significato di materie scolastiche che non si sono mai affrontate. Parlare, ascoltare, rispettare il turno di parola, fare ipotesi, usare la creatività… sono tutti elementi delle life skills che educano ad una scelta consapevole che poi, non si esaurirà con la preiscrizione alle scuole superiori o all’Università, ma diventa un costrutto superordinato che fungerà anche da fattore di protezione nella crescita. L’ambiente scuola è poi un ulteriore aspetto positivo che permette di impostare un progetto a carattere multidisciplinare dove, proprio attraverso le life skills, la scelta futura diventa oggetto di riflessione che tocca diversi temi. Un adolescente che alimenta la scelta di proseguire gli studi in una scuola secondaria superiore sportiva non è solo un sognatore che vuole fare dello sport la sua vita. In un approccio multidisciplinare, gli insegnanti di scienze e di educazione fisica potranno affrontare il tema dello sport sano, dell’antidoping, della prevenzione, etc. Gli insegnanti di educazione civica, lettere e storia potranno proporre un lavoro sul valore etico degli sport olimpici e via via tutte le discipline scolastiche potranno fare da supporto alla scelta del ragazzo. Lo stesso dicasi per tutte le altre scelte scolastiche possibili. In conclusione, lavorare nei processi di orientamento scolastico con i ragazzi adolescenti e giovani implica una modalità di relazione che permetta ai fruitori di essere reali protagonisti. Lo psicologo scolastico e l’esperto di orientamento devono interagire partendo dal presupposto che le attività devono essere a carattere educativo e nel lungo periodo, non solo perché i ragazzi possono non avere ancora strumenti adeguati per elaborare una scelta consapevole, ma anche per poter far fare loro una esperienza di crescita che tocchi i loro sapere, saper fare e saper essere.