Agency & Inclusione

A cura di Ilaria Di Maggio

Le società attuali che si caratterizzano per alti livelli di eterogeneità e multi-diversità richiedono a tutti, cittadini, studiosi, politici, di affrontare nuove ed articolate sfide legate al bisogno, ormai impellente, di sviluppare società inclusive. La costruzione di società inclusive richiede impegni e responsabilità che orientano le scelte e le azioni specifiche intraprese da ognuno di noi a vantaggio dell’inclusione, nonché punti di forza e risorse positive utili ad affrontare le difficoltà e le barriere all’inclusione, attualmente presenti, purtroppo, in svariati contesti di vita, professionali e personali.
L’attenzione alla dimensione dell’agency deriva dal fatto che essa veicola i valori, le credenze e le aspirazioni della persona, la percezione del proprio ruolo morale e della propria identità professionale. L’inclusione si ispira a valori morali ed etici di accettazione, tolleranza e rispetto nei confronti degli altri, condivisione, accoglienza, giustizia sociale. A sua volta, implica valori associati al rispetto della dignità di ciascun individuo e il riconoscimento della diversità, del pluralismo, della non discriminazione, della non violenza, delle pari opportunità, della solidarietà, della sicurezza e della partecipazione di tutte le persone, compresi i gruppi di persone svantaggiate e con vulnerabilità (DESA, 2009). L’agency è peraltro un presupposto necessario dell’agentività, riguarda l’agire in funzione del raggiungimento di obiettivi assunti e sostenuti verso la promozione dell’inclusione e il formularsi piani per raggiungere uno specifico fine o generare un cambiamento (Shogren, Wehmeyer, & Palmer, 2017). Si tratta di un processo proattivo e propositivo in cui la persona stima la distanza che sussiste tra la situazione in cui si trova e quella desiderata, valuta cioè la discrepanza esistente per raccogliere informazioni utili a rendersi conto di quali siano le capacità necessarie a individuare obiettivi e sotto-obiettivi, mettere a punto un piano d’azione al fine di ridurre la discrepanza, e avviare azioni di monitoraggio e autovalutazione per valutare ciclicamente il raggiungimento degli obiettivi previsti e ridefinire nuove mete.
Come suggerito da Pantić e Florian (2015) l’agentività verso l’inclusione coinvolge ed è determinata da:
 un senso dell’obiettivo e dell’ impegno per il risultato desiderato e consente alla persona di perseverare di fronte agli ostacoli, vedere varie e variegate opzioni d’azione, imparare dai fallimenti interpretando e valutando continuamente azioni e conseguenze.
 competenza o la conoscenza dell’ atto necessario per raggiungere il risultato desiderato. A questo riguardo, sono particolarmente centrali una serie di competenze che possono essere acquisite e sviluppate con azioni di formazione e monitoraggio continuo, e che si esplicano nelle azioni e attività di fatto realizzate dal professionista. In particolare, i professionisti impegnati nell’ inclusione devono essere in grado di costruire con gli altri agenti relazioni professionali adeguate al fine di rimuovere le barriere culturali per la partecipazione dei singoli. Inoltre, dovrebbero essere in grado di riflettere sistematicamente sui modi per promuovere pratiche inclusive e trasformare pratiche e sistemi nei quali si opera. A sua volta, dovrebbero essere in grado di sviluppare una competenza interculturale e, in particolare, di sviluppare le conoscenze personali sulle tematiche multiculturali, di mettere a punto ed implementare attività didattiche realizzate con studenti con diversa provenienza culturale (Yang & Montgomery, 2011).
 autonomia, la comprensione e l’ uso del proprio potere e il posizionamento rispetto ad altri attori pertinenti, ad esempio la comprensione del modo in cui gli attori possono trasformare collettivamente le situazioni di esclusione o i risultati insoddisfacenti di alcuni discenti (Pantić & Florian, 2015).
 riflessività, che è un altro aspetto essenziale dell’agentività, che implica una capacità distintivamente umana di monitorare e riflettere sia le proprie pratiche che i propri contesti sociali, di immaginare creativamente alternative e collaborare con gli altri per realizzare la propria trasformazione (Pantić & Florian, 2015).
Nel complesso, l’ agentività è concepita come qualcosa che si realizza, attraverso il coinvolgimento attivo degli individui nei loro contesti di azione. Il raggiungimento dell’agentività è il risultato dell’ interazione di sforzi individuali, risorse disponibili e fattori contestuali (Priestley, Edwards, Priestley, & Miller, 2012).
Per raggiungere obiettivi rilevanti nell’ambito dell’inclusione e sono necessarie inoltre alcune risorse personali e punti di forza quali la resilienza, la speranza, l’ottimismo, e il coraggio. L’inclusione richiede infatti una certa dose di dimensioni positive nella consapevolezza che una spasmodica attenzione al negativo e a ciò che non va, costituisce una barriera all’azione, al cambiamento, alla creatività e alla partecipazione. Sembra pertanto particolarmente centrale la resilienza, ovvero la capacità di resistere, far fronte e superare una circostanza impegnativa (Luthar, Chichetti, & Becker, 2000). La resilienza si caratterizza come un processo dinamico di rafforzamento che comprende sia l’affrontare le avversità che imparare dalle stesse, integrando e condividendo questa esperienza con il proprio contesto di riferimento. Essa include la capacità di aumentare la propria competenza nonostante la presenza di condizioni avverse, di andare oltre le proprie vulnerabilità personali e gli eventi stressanti nell’ambiente, e di attribuire un significato positivo alle avversità e a ricercare supporti per farvi fronte (Castro et al., 2010; Peer & Hillman, 2014).

Per occuparsi di situazioni difficili è inoltre importante credere nel cambiamento, nell’esistenza di possibili vie di uscita, guardare al futuro con ottimismo e speranza. L’ottimismo riguarda la tendenza generalizzata a “credere che accadranno cose positive piuttosto che cose negative” (Carver & Scheier, 2013), e la speranza è intesa come la motivazione che si nutre nei confronti della possibilità di conseguire determinati risultati e obiettivi (Snyder, 2012). Il livello di ottimismo e speranza è importante per la scelta degli obiettivi inclusivi da raggiungere nel proprio lavoro e per la progettazione di quanto necessario al loro perseguimento. La tendenza ad avere aspettative positive influisce significativamente sugli sforzi messi in atto per raggiungere gli obiettivi prefissati e per affrontare con successo le sfide e gli imprevisti.

Infine, agire a vantaggio dell’inclusione richiede anche dosi decisamente elevate di coraggio. Esso riguarda la propensione a far fronte ad una situazione pericolosa, nonostante la paura, con l’intento di perseguire risultati considerati importanti per sé e anche per altri (Shelp, 1984). Un contesto inclusivo necessita di coraggio professionale e scientifico per andare contro corrente e a ipotizzare scenari futuri che potrebbero apparire utopistici e visionari, a trovare delle soluzioni anche in quelle situazioni che possono sembrare particolarmente difficili e a ricercare idee innovative. Il coraggio è inoltre importante per sollevare questioni difficili relative all’emarginazione e all’isolamento delle persone con vulnerabilità, per sostenere i loro diritti, per opporsi alle pratiche esclusive.
L’inclusione dunque sembra essere un costrutto interconnesso a diverse dimensioni:  l’impegno, la responsabilità sono fondamentali per sviluppare l’agentività, un processo necessario alla messa in moto del cambiamento che auspica alla costruzione di società inclusive, cosi come sancito anche dal nuovo manifesto per l’Inclusione presentato a Padova in occasione della conferenza internazionale “Counseling and Support. Lavoro decente, equita’ e inclusione: password per il presente e per il futuro” (per maggiori informazioni sul manifesto: http://www.unipd.it/counseling-and-support2017).