Il progetto NICE University Network for Innovation in Guidance

di Lea Ferrari e Laura Nota

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Le recenti raccomandazioni dell’Unione Europea e dell’OECD/OCSE nell’ambito dell’orientamento hanno stimolato la costituzione dello University Network for Innovation in Guidance, che prevede il coinvolgimento di 44 università europee. Al network è stato dato mandato di mettere a punto le linee guida per la formazione in materia di orientamento a cui i diversi paesi europei dovranno, di seguito, ispirarsi. Il network in questione:

  • ha la responsabilità scientifica di individuare obiettivi formativi comuni e linee guida in materia di orientamento in sintonia con l’agenda dei lavori per l’educazione e l’orientamento dell’Unione Europea per il 2010;
  • deve stimolare e guidare l’implementazione di azioni formative universitarie e pubbliche per la preparazione di esperti di orientamento in grado di gestire problematiche, quali l’essere a rischio di esclusione dalla sfera professionale per svantaggi sociali e culturali, il trovarsi a sperimentare transizioni significative in condizioni di difficoltà, possedere scarse capacità di progettazione professionale e personale, scarsa propensione alla formazione e all’aggiornamento, scarse credenze di efficacia, stereotipi e pregiudizi, barriere sociali, culturali ed economiche;
  • ha il compito di costituire una comunità scientifica europea nell’ambito dell’orientamento quale valido partner per le istituzioni politiche, formative e dei servizi di orientamento e di inserimento lavorativo;
  • si prefigge di dare enfasi alla professionalizzazione degli operatori di orientamento e di delineare gli standard di competenza che dovranno conseguire anche in considerazione delle sfide che si troveranno ad affrontare;
  • ha il compito di stimolare ed implementare attività di ricerca nel contesto europeo in materia di orientamento.

Obiettivi generali

Il network si propone di contribuire in modo significativo ai progressi scientifici e culturali nell’ambito dell’orientamento in sintonia con le priorità europee stabilite nei progetti relativi al life long learning e all’orientamento nell’arco di vita, emerse nel corso del Processo di Bologna e sancite in altri importanti documenti europei.
Il focus del lavoro riguarderà la formazione e la possibilità di dare vita a percorsi formativi che tengano conto dell’evoluzione della società in cui viviamo, delle sue caratteristiche economiche, politiche e sociali, ma anche delle peculiarità delle diverse nazioni, della mobilità degli studenti e dei docenti, del potenziamento di competenze spendibili in diversi contesti lavorativi, di un approccio multidisciplinare. Una solida formazione in materia di orientamento deve tener conto dell’apporto proveniente da diverse discipline, quali l’educazione, l’economia, la psicologia, le scienze della comunicazione, la filosofia, il diritto, ecc.
Il network fa ovviamente propri alcuni punti fermi che già caratterizzano il pensiero europeo e quanto dichiarato nell’ambito dei lavori sul lifelong learning e dell’orientamento nel corso del ciclo di vita, quali lo stretto legame fra formazione e mercato del lavoro, la mobilità dei cittadini europei, il riconoscimento di standard comuni per la formazione. Intende anche affrontare la questione della competitività della ricerca delle università europee nell’ambito dell’orientamento e potenziare la visibilità della stessa e dei suoi programmi di studio.

Un network di Università per la predisposizione di una offerta formativa in materia di orientamento scolastico-professionale

Il network è formato, da un lato, da università che sono leader in Europa sia per la formazione che per la ricerca di settore, e, dall’altro, da università di Paesi in cui i programmi di ricerca e formazione sono solo all’inizio. La presenza di questa eterogeneità è in relazione all’idea che in tutti i Paesi europei si potenzi sia la formazione che la ricerca, in stretto collegamento fra loro, sulla base però di linee guida condivise e comuni.
La formazione deve essere realizzata nell’ambito universitario e deve esservi una stretta relazione fra formazione e ricerca. I motivi che sottostanno a tutto ciò sono i seguenti:

  • i servizi di orientamento devono poter fare riferimento ad un background concettuale scientificamente fondato e aggiornato per poter fronteggiare le sfide che la società pone al momento e nel prossimo futuro con efficacia ed efficienza;
  • sono necessarie competenze diverse nell’ambito dell’orientamento, di operatori qualificati che operino nel territorio, ma anche di esperti e di ricercatori che sviluppino progetti formativi universitari, politiche formative e di ricerca, che siano in grado di supportare, supervisionare e aggiornare gli operatori del settore, che stimolino l’attivazione di servizi e che ne verifichino l’efficacia e l’efficienza;
  • i programmi di formazione devono coinvolgere i professionisti in azioni di ricerca per facilitare le possibilità di tener conto degli ultimi sviluppi in termini di conoscenza scientifica;
  • la possibilità di avere un impatto significativo nel contesto sociale e politico è caratterizzata dall’enfasi data alla relazione fra teoria e pratica.

Un programma di formazione europeo in materia di orientamento che tenga conto di quanto sopra è l’obiettivo fondamentale del network.

L’Italia è stata invitata a partecipare nelle persone di Salvatore Soresi e Laura Nota, dell’Università di Padova. Per il team italiano sono state coinvolte anche Lea Ferrari e Teresa Maria Sgaramella, sempre dell’Università di Padova. L’università di Padova, sulla base di quanto sopra, sta rappresentando l’Italia nell’ambito del network, con il compito di diffondere nel contesto nazionale il lavoro del network e stimolare l’adesione alle linee guida che si stanno delineando.
Qui di seguito sono elencate le università che partecipano al network e i diversi docenti di riferimento:

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Nell’ambito del network sono stati organizzati tre gruppi per una migliore gestione dei lavori e per facilitare il perseguimento degli obiettivi. Un primo gruppo si occupa di “Transparency, quality and comparability” e si propone di analizzare i curricula europei già esistenti destinati alla formazione dei professionisti dell’orientamento e mettere a fuoco un profilo delle competenze che possa essere condiviso dai vari paesi partecipanti.

Il secondo gruppo affronta le questioni “New themes, new challenges – Innovation: Identify and develop further innovative training”; i capofila sono Jean Guichard, INETOP/CNAM di Parigi, Jean-Pierre Dauwalder, Université de Lausanne, e Laura Nota, Università di Padova. Nello specifico ci si propone di definire e predisporre nuove metodologie di assessment e intervento, considerando come quadro concettuale di riferimento il paradigma del Life Design, recentemente presentato nel position paper pubblicato nella più importante rivista di orientamento internazionale, il Journal of Vocational Behaviour e tradotto in più lingue (Savickas, Nota, Rossier, Dauwalder, Duarte, Guichard, Soresi, Van Esbroeck, van Vianen, 2009).
Il terzo gruppo, deniminato “Tools of impact for teaching and training in academic career guidance/counselling degree programs”, si propone di individuare procedure innovative di insegnamento che possono incidere in maniera significativa sulla formazione e l’apprendimento dei professionisti dell’orientamento.

Il primo convegno

Il 27 e 28 maggio scorsi, a Czestochowa, in Polonia, si è svolta la 1st Conference of NICE Network for Innovation in Career Guidance/Counselling in Europe. La conferenza si è aperta con la relazione di Christiane Schiersmann, dell’Università di Heidelberg che ha presentato gli obiettivi e gli scopi che caratterizzano i lavoro del network e ha ribadito l’importanza di prevedere una formazione di elevata qualità per gli operatori di orientamento, di puntare alla relazione fra formazione e ricerca e di enfatizzare la multidisciplinarierà nell’ambito dei percorsi formativi. È seguita la presentazione di Bernd-Joachim Ertelt, dell’Univerisità di Mannheim, che ha sottolineato il fatto che l’orientamento ha a che fare con azioni da realizzarsi in contesti diversi e che dovrebbe caratterizzarsi per una consistente eterogeneità delle offerte. Ha inoltre ribadito che la formazione deve tener conto dell’eterogeneità dei background teorico-concettuali di coloro che si formano in materia di orientamento, e che è necessario prevedere periodi specifici di “pratica” nell’ambito dei percorsi formativi con la supervisione di esperti. Infine ha sottolineato l’importanza di stimolare abilità di career development e di progettazione professionale negli stessi operatori di orientamento.
Il giorno 28 maggio sono state presentate le relazioni di Jean Guichard, Jean-Pierre Dauwalder e Jacques Pouyaud, che hanno sintetizzato gli aspetti che caratterizzano la nostra società attuale ed elencato le sfide più consistenti che studiosi e operatori di orientamento si trovano ad affrontare, evidenziando la necessità di una elevata formazione e di continui aggiornamenti per rendere più efficace le proprie azioni professionali. Ha concluso i lavori della mattinata la presentazione di Rachel Mulvey, University of East London, che ha affrontato il tema delle competenze degli operatori, ricordando che è necessario prevedere il potenziamento di una gamma articolata di conoscenze e abilità ma anche di nuovi atteggiamenti e valori, soprattutto etico-morali grazie all’adesione ad uno specifico codice deontologico. Nel presentare una serie di repertori di competenze già messi a punto nel contesto internazionale (IAEVG, Cedefop, ecc.), ha enfatizzato l’importanza di individuare le competenze che come network e comunità scientifica vengono considerate importanti e che devono diventare obiettivi dei programmi formativi che nel futuro si organizzeranno.
Le presentazioni si sono concluse con una relazione di Barbara Mnich dell’Università di Heidelberg, che, in collaborazione con Peter Weber e Bernd-Joachim Ertelt, hanno riassunto il lavoro del primo gruppo a proposito della situazione che in Europa si registra in materia di formazione degli operatori di orientamento. Considerando, in uno studio pilota, sei delle università europee che propongono corsi di formazione per orientatori, emerge chiaramente come già ora vi sia la propensione a dedicare dal 33 al 50% del tempo alla trattazione delle teorie e dei modelli più accreditati nell’ambito dell’orientamento, dal 22 al 36% del tempo alla realizzazione e discussione di attività di ricerca e dal 19 al 33% del tempo ad attività pratiche con specifiche supervisioni. Un altro dato interessante è che già ora i percorsi formativi si caratterizzano per un approccio multidisciplinare, anche se si registra una certa varietà nel numero di discipline prese in considerazione. Le discipline che generalmente vengono trattate sono la psicologia (maggior numero di ore), scienze dell’educazione, scienze economiche, scienze sociali e scienze giuridiche.
Oltre alle relazioni magistrali, si sono realizzati momenti di discussione in piccoli gruppi liberamente costituiti al fine di facilitare gli scambi di opinioni a proposito dei temi trattati e lavori nell’ambito dei tre gruppi al fine di fare il punto della situazione e pianificare l’agenda dei lavori del secondo anno.
Nell’ambito del primo gruppo si è ripresa la discussione, al fine di prevedere delle specifiche metodologie per la raccolta di dati più specifici sui corsi di formazione esistenti a livello universitario e per una mappatura completa ed esaustiva di quanto viene fatto nell’ambito delle diverse nazioni coinvolte. Nel secondo gruppo si è proceduto descrivendo i modelli più recenti e le proposte del gruppo Life Design quale struttura concettuale per affrontare le sfide del 21 secondo e per fare proposte di attività innovative in materia di orientamento che permettano di declinare le abilità che i professionisti del futuro dovranno avere. Nel terzo gruppo sono state discusse le modalità che possono aiutare a facilitare il trasferimento di conoscenze e abilità, a potenziare le capacità di progettazione professionale degli stessi orientatori.

Dopo l’incontro di avvio che è stato realizzato presso l’Università di Heidelberg nel febbraio 2009, gli incontri telematici e i numerosi scambi tramite posta elettronica nel corso del 2009 e dei primi mesi del 2010, che hanno sicuramente denotato da parte dei membri del network un impegno attivo e propositivo, questa prima conferenza ha rinsaldato la coesione del network intorno ad obiettivi considerati urgenti ed essenziali da tutti i partecipanti.
La consistenza dell’impegno è stata ripagata da due giorni di lavoro interessanti, realizzati con persone interessate alle tematiche e agli obiettivi più sopra descritti, che condividevano l’idea che l’orientamento sta assumendo un ruolo sempre più importante nella nostra società se seriamente ed eticamente impostato, che va difeso dai tentativi di far passare per azioni di orientamento discutibili attività di marketing, di selezione del personale e azioni che non tengono conto dell’unicità delle persone alle quali ci si rivolge.
I lavori svolti hanno di fatto “ricaricato” i partecipanti e hanno ridato energia ai lavori per gli anni 2010-2011, stimolando la chiara sensazione che in Europa si sta affermando una cultura nuova dell’orientamento, teoricamente e scientificamente fondata, multidisciplinare, di elevata qualità, attenta alle persone più deboli e a rischio, protesa verso il coinvolgimento e la modifica anche del contesto, con azioni che devono puntare al massimo della personalizzazione.

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